Bertolaso contesta i tagli alla sanità italiana. "Vuol dire non aver imparato dalla pandemia"

L'ex capo della Protezione civile: "Assurdo passare dal 7,1 al 6,1% del Pil"

Bertolaso contesta i tagli alla sanità italiana. "Vuol dire non aver imparato dalla pandemia"

Nel giorno in cui il governo guidato da Giorgia Meloni si prepara a varare la manovra, definita «coraggiosa» dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, dalla Lombardia parte un attacco frontale al governo. A lanciare la bordata contro le scelte economiche dell'esecutivo l'assessore lombardo al Welfare Guido Bertolaso, protagonista della realizzazione dell'ospedale in Fiera Milano e della campagna vaccinale lombarda lo scorso anno.

«La memoria è fondamentale» dice intervenendo alla presentazione della Fondazione Ospedale Niguarda, con il pensiero rivolto alla pandemia, «ma il governo ha delimitato una programmazione economica per i prossimi anni che non è assolutamente compatibile con quella che è la realtà del nostro Paese oggi. Non possiamo passare dal 7.1 del Pil al 6.1 nel settore della sanità. Questo non deve accadere». Percentuali che stridono ancora di più dal confronto con la spesa media in sanità da parte dei paesi europei che si aggira sull'8,5 per cento. Secondo i conti di Francesco Longo, professore del Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell'università Bocconi questo si traduce in un ammanco virtuale di 60 miliardi di euro, se ci si riferisce ai livelli di spesa sanitaria nel Regno Unito e di 20 miliardi di euro, rispetto ai 6 stanziati equivalenti al 7 per cento del Pil.

Rivolgendosi al presidente del Senato Ignazio La Russa presente il sala, Bertolaso ha aggiunto: «Questo Paese ha pagato e sappiamo come in questi ultimi anni. È vero che è un'eredità del governo precedente che evidentemente sapendo che finiva si è preso questa responsabilità di abbattere di un punto il Pil della sanità - riflette -. Ma se questo accade significa che non abbiamo imparato nulla in questi ultimi due anni di emergenza e che 150mila persone subiranno una doppia morte. Dopo essere morte anche per incapacità di chi c'era prima» tema su cui è intervenuto un paio di settimane fa chiedendo una commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia, «oggi vengono uccise anche per un intervento eventuale in campo della finanziaria, che non può essere accettato». L'assessore ha quindi rimarcato la necessità di fermare i tagli, perché «se vogliamo rinnovare il modello di liste d'attesa, dei pronto soccorsi, della assistenza sanitaria e della sanità giusta, dobbiamo almeno rimanere agli impegni e ai finanziamenti di quest'anno».

Per la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli «più soldi significa più armi per difendere la salute dei cittadini, più fondi per la ricerca, strutture migliori, strumentazioni all'avanguardia».

Ribadisce il concetto e si fa promotore di un

appello al governo il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: «La sanità non è un costo, ma un investimento. Solleciterò l'Esecutivo perché non vengano diminuite le risorse destinate al Fondo nazionale sanitario».

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