Ecco a voi il record dei positivi, quarantamila in 24 ore. Poi, gli ospedali al collasso, le Regioni che si blindano, l'Italia che, un pezzo dopo l'altro, si tinge di rosso. Va male, ma un po' va anche bene, sostiene Giuseppe Conte. «Confido che il tasso di Rt si abbassi dall'attuale 1,7. Vorrebbe dire che le misure prese stanno cominciando ad avere effetto, saremmo incoraggiati ad andare avanti su questa strada». La cifra aggiornata è 1,43 su base nazionale ed è proprio a questo piccolo miglioramento dell'indice della contagiosità che il premier si aggrappa per far calare la curva senza dichiarare un nuovo lockdown, senza dover preparare il millesimo Dpcm. Il sentiero è stretto dal punto pratico e politico. Esplode infatti il caso Zuccatelli, con i senatori calabresi 5s in trincea contro il nuovo commissario alla sanità. «Se non lo cacciate, non voteremo il decreto Calabria». Il governo rischia grosso. Pierpaolo Silieri, viceministro alla Salute, sta provando a far rientrare il dissenso.
Crepe. Difficoltà crescenti. Divisioni nella maggioranza. Conte però smentisce problemi interni, «abbiamo una sinfonia di opinioni ma la comunicazione del governo e lineare è univoca», quindi avanti con le restrizioni a tappe. «Stiamo lavorando con una strategia diversa rispetto a primavera, ora interveniamo dove c'è bisogno, per non penalizzare troppo le attività economiche». Restano i tanti giorni persi per i contrasti tra Palazzo Chigi e i governatori sui colori delle Regioni. Il governo alla fine ha deciso di non decidere, adesso è l'algoritmo a stabilire chi e quanto deve chiudere. Improvvisamente, la Campania da gialla di ritrova rossa. Troppi tentennamenti? «Una cabina di regia elabora i dati e aggiorna il livello di rischio. Il ministro Speranza con una scelta non discrezionale recepisce le indicazioni». Insomma, «un metodo scientifico».
Funzionerà questo lockdown morbido? «Non ho la palla di vetro - dice il premier - spero che il plateau sia stato raggiunto e che ora inizi l'appiattimento. Novembre sarà dedicato a contenere la curva del contagio». E a dicembre, attenzione, «nessuna catarsi liberatoria», prevede. Altro che Natale sereno, come aveva promesso. «Non dobbiamo identificare le feste con lo shopping. Al di là della fede religiosa, si tratta di un momento raccoglimento spirituale, farlo con tante persone non viene bene». Niente corsa ai negozi per i regali sotto l'albero. Magari adesso Conte riceverà un'altra letterina di protesta da un bambino.
E a proposito, le scuole. «Dobbiamo essere franchi - spiega il premier -i dati ci dicono che non sono focolai di diffusione. La didattica in presenza è un valore, per questo pure nelle zone rosse abbiamo lasciato andare sui banchi i ragazzi della prima media. Cerchiamo di mantenere questo presidio». Poi, certo, «quanto avviene dopo il suono della campanella» può essere pericoloso. Conte non può far altro che confidare «nel rispetto delle regole».
In conclusione, facciamo il tifo per il tasso Rt.
Ma anche se continuerà a scendere, non vuol dire che saremo in salvo. «Se riusciremo a piegare la curva, non è che a dicembre si libera tutto. Possiamo limitare le vie del contagio, però dovremo sempre convivere con un virus che circola». No, non saremo «fuori pericolo».
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