I 5 stelle trattano il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli come un Toninelli qualunque. Per coprire i disastri della titolare della Scuola Lucia Azzolina, piuttosto che del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (in arte dj Fofò), il M5s vorrebbe individuare nel numero uno dei Trasporti il capro espiatorio dopo la risalita dei contagi. Da giorni è iniziato un incessante tiro al piccione contro la De Micheli. In perfetto stile grillino, i parlamentari vogliono condurre la ministra dei dem sulla graticola. Dopo gli attacchi, domani si aprirà il processo pubblico: il ministro, che ieri ha incassato una quota dei ristori per taxi e Ncc, sarà in audizione davanti alle commissioni riunite Trasporti della Camera e Lavori pubblici del Senato sullo stato del trasporto pubblico locale con riferimento all'emergenza sanitaria.
Quale la colpa della De Micheli? Quale l'errore che starebbe scatenando l'irritazione grillina? Il trasporto pubblico sarebbe il principale veicolo di contagio del Covid. Una banalità. Un atto di accusa messo nero su bianco in una nota stampa: «Purtroppo ci tocca constatare che il nostro Paese è costretto a nuove restrizioni anche per via di alcuni settori dove si è lavorato poco. La ministra De Micheli da giorni minimizza, ma quello del trasporto pubblico rimane un problema da affrontare», scrivono i senatori grillini della commissione Lavori Pubblici e Trasporti. «Parla di studi legati alla sicurezza del Trasporto pubblico locale in modo poco chiaro, ma la verità è che su pensiline strapiene o carrozze di treni con centinaia di persone senza finestrini la sicurezza non può essere garantita. La questione è cruciale. Regioni e città si muovono ognuna in maniera diversa, i controlli sono pressoché inesistenti ovunque e le circostanze di assembramento persistono. Decine e decine le segnalazioni di caos arrivateci durante l'ora di punta», attaccano i parlamentari. I Cinque stelle (il ministro Azzolina) sostengono che il governo abbia stanziato 300 milioni di euro per potenziare i mezzi pubblici. Mentre finora ne sono stati spesi 120 milioni. E dunque, De Micheli sarebbe inadempiente. Deve pagare. In che modo? Sottoporsi alla gogna grillina. Ovviamente, si tratta di semplici propositi da parte dei Cinque stelle.
La richiesta di dimissioni non è ancora partita. Per ora è semplicemente un'idea che circola nelle chat dei pentastellati. Il premier Giuseppe Conte non intende rimuovere la De Micheli per ritrovarsi un Toninelli qualunque alla guida del Mit. E anche il Pd, con il segretario Nicola Zingaretti in testa, non vuole silurare il ministro. Al Nazareno solo una sparuta pattuglia, tra cui l'ex ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, starebbe tifando per la caduta dalla De Micheli. Il ministro tira avanti per la sua strada. E per ora non sembra preoccupata dal fuoco amico dei Cinque stelle. Gode della fiducia del presidente del Consiglio ed è concentrata sul lavoro. Ma ribadisce un concetto: «Le linee guida sul trasporto pubblico locale prevedono che dentro 1 metro quadrato ci stiano 5 persone, con mascherina e una validazione dei sistemi di areazione, ma è evidente che l'immagine che dà questa condizione di vicinanza, soprattutto nelle ore di punta, determina una preoccupazione nelle persone. Rispetto a questo abbiamo tentato di dare una risposta, cioè chiedere a tutti i soggetti coinvolti nella vita di una città una modificazione degli orari». Al mittente (grillino) rimanda le provocazioni: «Al di là delle polemiche di questi giorni, di queste ore, il governo sta provando a mettere in campo tutte le misure sanitarie ed economiche, per provare a tenere in equilibrio il diritto al reddito e al lavoro con il diritto alla salute, che non possono confliggere.
Chiederei a tutti gli attori economici, politici e istituzionali di non far diventare confliggenti, di non trasformare questa vicenda in una battaglia politica che disorienta le persone». Messaggio recapitato. La tensione resta alta.
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