E il Gay Pride si trasforma in una sfilata contro il Papa e Israele

Altro che lotta alle discriminazioni. La sinistra inneggia alla Palestina e attacca il governo Meloni

E il Gay Pride si trasforma in una sfilata contro il Papa e Israele
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Nato per contrastare le discriminazioni, il Pride è finito per diventare un evento in cui ad essere discriminata è una parte della comunità Lgbt. Vietato esporre la bandiera di Israele in un tripudio di bandiere arcobaleno alternate a quelle palestinesi e allo slogan «Palestina Libera». Keshet Italia, la principale organizzazione ebraica queer, ieri non ha partecipato al corteo di Roma Pride lanciando l'allarme di un clima di odio antisemita come spiegato da Roberto Sabbadini, uno dei fondatori: «Abbiamo tentato di tutto per capire anche con gli organizzatori se si potesse partecipare in sicurezza, ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci e non ci saremo». Sabbadini ha spiegato che i motivi dell'assenza sono dovuti ai «crescenti timori di aggressioni dovuti al clima d'odio attorno alla nostra partecipazione».

Si tratta di timori più che giustificati a giudicare da quanto accaduto a Bergamo dove gli organizzatori del Pride hanno diffuso una nota sostenendo che «non saranno gradite bandiere israeliane o inneggianti alla simbologia connessa allo Stato di Israele». Una decisione definita da Sabbadini «una vera e propria discriminazione» che ha portato il comune di Bergamo (di centrosinistra) a revocare il patrocinio alla manifestazione. Keshet Italia non ha nascosto la propria amarezza: «Ci sentiamo abbandonati e traditi dalla comunità di cui facciamo parte». Come ha fatto notare il vice capogruppo di Fdi alla Camera, Alfredo Antoniozzi: «Spero che le comunità lgbt che oggi terranno il Roma pride vorranno manifestare contro Hamas che perseguita gli omosessuali e li condanna ancora a morte».

Invece nel corteo romano sono comparse le bandiere della Palestina e un gruppo di ragazzi ha srotolato un grande vessillo della Palestina lanciando il coro «Free free Palestine». Al Pride di Roma ha poi sfilato il carro di +Europa con lo slogan «Libera Frociaggine in libero Stato» con i principali esponenti del partito mentre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha partecipato con la fascia arcobaleno addosso.

Tra i cartelli esposti nel corteo romano «Voi con Roccella e Santanchè, noi con Bonino e Beyoncé», «Meno Meloni, Più Limoni» e, tra i partecipanti, si aggirava una persona vestita da Papa con il cartello «c'è troppa frociaggine in questo Pride».

Il segretario di +Europa Riccardo Magi ha accusato Giorgia Meloni di promuovere «omofobia di Stato» ed Elly Schlein ha parlato dal primo carro del corteo di «un'occasione persa durante questo G7 dove sono sparite alcune parole: aborto, identità di genere, orientamento sessuale» con Alessandro Zan e la cantante Annalisa. Proprio il parlamentare del Pd Zan ha lanciato accuse molto pesanti: «La destra di Giorgia Meloni si sta dimostrando sempre più eversiva. È un dato ormai allarmante che la destra stia perseguitando la comunità Lgbt». Dove Zan veda queste azioni persecutorie del governo è un mistero. Presente anche Laura Boldrini che se l'è presa con il «governo oscurantista».

Eppure in Italia e in Israele, che sono democrazie, la comunità Lgbt è libera di manifestare mentre non può farlo in Palestina dove gli omosessuali sono perseguitati. A Roma c'è il pride, a Gaza no, la differenza è tutta qui.

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