Pd, i militanti si raccomandano a Bonaccini: "Campo largo sì, ma per favore senza Renzi"

Il clima perplesso della base mentre assiste ai comizi tra un banchetto e l'altro: "Altro che unità, occhio alle alleanze"

Pd, i militanti si raccomandano a Bonaccini: "Campo largo sì, ma per favore senza Renzi"
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Politica e salamelle. Militanza e amarcord. Nelle feste dell'Unità sparse per l'Italia il menù è quello di sempre, accompagnato da valzerini e mazurke per allietare i convenuti. Quest'anno, però, il balletto che fa scatenare i compagni ha un suono diverso, assai più incalzante. E il ritornello dice così: «Renzi no, lasciatelo fuori». La possibile alleanza tra il Pd e il fondatore di Italia Viva, dopo le aperture di quest'ultimo in tale direzione, sta infatti agitando la base dem, che non perde l'occasione di esternare ai leader del partito la propria contrarietà all'apparentamento con l'ex rottamatore toscano. Alla festa dell'Unità di Crema, una delle più importanti e meglio organizzate in Lombardia, tocca a Stefano Bonaccini ascoltare le suppliche dei militanti. Il presidente Pd arriva puntuale per il suo comizio e dal palco rassicura tutti. «Uniti si vince, mai come ora siamo coesi». Poi sul campo largo nicchia e prova l'esercizio retorico: «Non parliamo di nomi, ma di argomenti su cui convergere». Quando scende dal podio, però, il presidente di Regione fa i conti con la realtà. Diversi simpatizzanti dem lo avvicinano e, tra una stretta di mano e l'altra, gli sussurrano: «Mi raccomando, alla larga da Renzi». «Attenti alle alleanze, quello ci frega». «Ci siamo cascati una volta, non ripetiamo l'errore». Pochi giorni fa, durante un dibattito alla festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia, lo stesso Bonaccini si era ritrovato in una situazione del tutto analoga: all'udire il nome del fondatore di Italia Viva, il pubblico aveva iniziato a rumoreggiare e a manifestare il proprio dissenso in maniera plateale.

Così, nell'estate calda della politica, la guida del partito dem si è vista incalzata dal proprio elettorato e in qualche modo costretta a temporeggiare rispetto alla tentazione di assecondare le avances renziane sul campo largo. Sempre a Crema, il deputato Pd Lorenzo Guerini ha affrontato il tema delle alleanze prendendola alla larghissima ed evitando di nominare l'ex premier fiorentino di cui fu stretto collaboratore. «La politica si fa anche costruendo mediazioni e avvicinamenti tra posizioni diverse. Negli anni abbiamo sbagliato a connotare negativamente la parola compromesso», ha affermato l'ex ministro, lasciando ai militanti un ampio margine di interpretazione. Intanto, pure Elly Schlein continua a glissare sull'argomento. Dice e non dice, indugia, svicola alle domande dirette dei cronisti. La base dem più orientata a sinistra continua però a pressare e a pretendere rassicurazioni sul fatto che il Pd eviterà di stringere accordi con Italia Viva. Alla festa dell'Unità di Ferrara riferiscono le cronache locali molti sostenitori hanno chiesto alla segretaria di partito di rifiutare il campo largo con Renzi.

La medesima scena si è verificata a Bologna, dove dalla platea riunita per ascoltare Elly è spuntato un cartello inequivocabile: «Costruiamo l'alternativa, ma con Renzi no». Ora ai vertici del Nazareno spetterà la decisione, anche in vista delle regionali. Ascoltare l'appello degli iscritti o tentare una disperata ammucchiata anti-Meloni?

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