E i sindacati di polizia attaccano il Comune: "Allarmi ignorati, milanesi in balia degli eventi"

L'accusa: "Non esiste un piano per la città e in particolare per la Centrale"

E i sindacati di polizia attaccano il Comune: "Allarmi ignorati, milanesi in balia degli eventi"

Milano. Il 21 luglio entrerà in vigore l'atto ordinativo unico firmato dal Prefetto Lamberto Giannini un anno fa circa, quando ancora Matteo Piantedosi non era ministro dell'Interno. Un documento che stride con la linea espressa finora dal Viminale: se nel dispositivo si prevede la chiusura della Polmetro, 40 agenti della polizia di stato che prestano servizio nelle metropolitane milanesi, il ministro dell'Interno ha sottolineato come sia necessario intensificare controlli e presenza nelle linee sotterranee per far fronte alla piaga delle borseggiatrici, diventate anche violente, oltre che moleste. Così il decreto attuativo non prevede presidi di polizia negli ospedali, mentre Piantedosi ha dichiarato più di una volta l'intenzione di aprirli in ogni nosocomio d'Italia per garantire l'incolumità del personale sanitario che opera soprattutto nei pronto soccorso.

«A fronte all'emergenza sicurezza a Milano, evidenza sotto gli occhi di tutti, cittadini, istituzioni, turisti e pendolari, come si intende intervenire?» si chiede Mauro Guaetta, segretario generale Coisp Milano «dal momento che non esiste un piano emergenziale per la città e in particolare per la Stazione centrale», teatro dell'ennesimo violentissimo stupro. A differenza di quanto fatto dal prefetto Cardona, autore di una serie di blitz e sgomberi, al momento non viene fatto nulla ad eccezione dei controlli dei documenti agli immigrati che bivaccano in piazzale Duca d'Aosta e nella stazione. Forse non a caso il prefetto Giannini ha disposto dal 9 maggio il trasferimento del dirigente del Commissariato Garibaldi Venezia che aveva la Stazione nel territorio di competenza, sostituito da Enrico De Simone, che lascerà la guida del commissariato di Mecenate.

«Quello che emerge è che le istituzioni si stanno occupando poco di quello che interessa i cittadini - attacca Guaetta - il sindaco Beppe Sala non solo ha completamente ignorato la situazione di via Cagni, sede del commissariato dove vengono rilasciati i permessi di asilo e dove negli ultimi mesi si sono verificate risse, malori, scontri con le forze dell'ordine intervenute per tenere a bada gli immigrati in fila dalla notte, ma anche sulla Stazione Centrale continua a non prendere posizione. Così non l'abbiamo visto intervenire rispetto alla piaga delle borseggiatrici. Dall'altra parte l'impressione è che questore e prefetto non vogliano contraddire il sindaco, ognuno arroccato sulle sue posizioni, lasciando i cittadini in balia degli eventi».

In questo gioco di interessi incrociati qual è il progetto di sicurezza che si sta predisponendo per Milano? A giugno dovrebbero arrivare gli agenti promessi dal Viminale questo inverno ma ancora non si conoscono i numeri e il dispositivo, così a luglio entrerà in vigore l'atto dispositivo unico.

«Il sindaco risponde a una parte politica che non ha interesse che la sicurezza, diritto costituzionale, sia garantita - conclude il sindacalista - solo per poter attaccare

il governo di centrodestra. È una pura speculazione politica sulla pelle dei cittadini-. E il Pd che lo sostiene, che fa? Mi piacerebbe sentire dalla segretaria Schlein solidarietà e attenzione per le forze dell'ordine».

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