A i suoi ha garantito che è tutto un equivoco, ma per il gip Giuseppina Guglielmi il deputato Antonio Marotta avrebbe fatto parte di un'associazione a delinquere «che puntava a influire sui processi decisionali della pubblica amministrazione in materia di aggiudicazione di appalti pubblici (quali Inps, Inail, Ministero dell'Istruzione, ministero della Giustizia, Poste Italiane, Consip)». Il sodalizio era diretto dall'uomo d'affari Raffaele Pizza e anche il deputato avrebbe ricevuto «ingenti somme di denaro contante nell'ufficio di Pizza, nonché dai clienti del gruppo anche al fine di destinarlo a pubblici funzionari a fini corruttivi».
ALTISSIME CARICHE
Nell'ordinanza il gip si sofferma sulla rete di relazioni, anche «ad altissimo livello istituzionale», sulle quali poteva contare Pizza. «Per esercitare e perpetuare il potere di influenza che gli è notoriamente riconosciuto nell'ambiente degli imprenditori gravitanti nel settore degli appalti pubblici - si legge - sfruttando i legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali, Pizza si adoperava costantemente per favorire la nomina, ai vertici degli enti e delle società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, dovendo successivamente essergli riconoscenti, risulteranno permeabili ai suoi metodi di illecita interferenza nelle decisioni concernenti il conferimento di appalti pubblici». È nel suo studio di via in Lucina che si incontravano imprenditori e politici. E durante gli incontri, scrive il gip, il faccendiere non perdeva occasione per «rimarcare l'importanza dei suoi legami con il mondo politico-istituzionale, l'incisività dei suoi interventi in quest'ambito per influire sulle nomine, la capacità di procurare consensi elettorali e di intervenire nell'assegnazione degli appalti». Nel privato invece Pizza «usava lo studio per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, in più di una occasione con la partecipazione di Marotta, che lo ha coadiuvato, oltre che nelle attività di illecita intermediazione anche nelle specifiche vicende relative a questo procedimento e non con contributi di tipo legale o giuridico». Gli stessi sodali di Pizza descrivevano il faccendiere come un «uomo avido e con un insaziabili appetiti economici». Leggendo le intercettazioni si intuisce la facilità con cui gli indagati pensavano di poter arrivare ai vertici delle società pubbliche o si muovevano all'ufficio delle Entrate.
«ARRIVO A BOERI»
C'è una conversazione in cui Pizza tranquillizza il manager Roberto Boggio circa il positivo esito anche della proroga dei termini per presentare le offerte di un appalto. Gli fa capire di poterlo aiutare grazie alle sue altolocate conoscenze nell'ambiente e cita espressamente Massimo Sarmi, ex numero uno delle Poste, come persona in grado di «arrivare» a Boeri, attuale direttore dell'Inps: «A Boeri ci penso io quand'è il momento, è amico di... ma siamo a livelli altissimi... con Sarmi se gli dico una cosa la fa... capito, non rompesse il c... quand'è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo proprio... è anche una persona di grandi qualità...».
«SONO UN GRANDE»
Lo scorso 14 gennaio Pizza chiede nell'ufficio di Orsini una somma di cinquemila euro da consegnare al fratello Giuseppe, corredata da idonee pezze giustificative. Pizza a Orsini: «Capito o no che ti voglio di... perché loro pensano?... a me non pe ponno fa un c... me fanno una pi... perché io...(inc) vogliono co Pino... nooo... e la cosa (inc) io sono il grande personaggio.».
IL FUNZIONARIO CICCIONE
Il 15 dicembre del 2014 il tributarista Alberto Orsini parla con una cliente preoccupata per una cartella esattoriale e per le eventuali spese da sostenere. Orsini la tranquillizza («...non ce rimetto, non te preoccupà... ci rimetto in termini di tempo, perché il funzionario me lo devo portare a pranzo, primo, secondo, caffè, contorno e anche il dolce se magna quel ciccione... perché è un ciccione») e le dice che entro poche settimane non avrebbe più sentito parlare di quella cartella.
AL CSM POTERE IMMENSO
Da una conversazione del 3 marzo 2015 nell'ufficio di Pizza si capisce che Marotta voleva tornare al Csm di cui era stato dal 2002 al 2006 componente laico in quota Udc. Diceva di essere scontento di fare il deputato e che desiderava tornare quanto prima a Palazzo dei Marescialli, trattandosi, a suo dire, di un luogo in cui si esercita il vero potere: «Io se potevo rimanere lì me ne fot...
di venire a fare il deputato a perdere tempo qua, che cazzo me ne fot... stavo tanto bene là, il potere là è immenso, là è potere pieno, non so se rendo l'idea... ci sono interessi... sono legati grossi interessi, grossi interessi non avete proprio idea».
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