E ora rischiamo di non avere la frutta in tavola

Confagricolura: "Aziende in crisi per il blocco degli stagionali e per la chiusura dei ristoranti"

E ora rischiamo di non avere la frutta in tavola

Il settore agricolo sta affrontando due problemi diversi ma entrambi collegati all'emergenza Covid19. Il primo è la mancanza di manodopera, il secondo è il forte calo di vendite dovuto alla chiusura di ristoranti, hotel e bar (il cosiddetto canale Ho.re.ca, acronimo per hotel, ristoranti e caffetteria) per il lockdown imposto non solo in Italia ma anche nei Paesi dove l'export italiano è più forte (Usa, Gran Bretagna, Germania in testa). L'agroalimentare, fanno sapere da Filiera Italia, finora ha già perso il 30% del fatturato, -40% il vino, -45% i formaggi tipici -35% i salumi.

Per quanto riguarda i braccianti a mancare è l'enorme fetta di lavoratori stranieri stagionali che ogni anno arrivano soprattutto dall'Europa dell'est (Romania, Polonia) e poi da Marocco e India. Gli arrivi sono bloccati perché le norme italiane imporrebbero due settimane di quarantena, quindi un periodo di permanenza in Italia non pagata, ipotesi che - sommata all'immagine dell'Italia come un paese in piena epidemia - ovviamente scoraggia l'arrivo degli stagionali stranieri, che costituiscono il 35% della forza lavoro nell'agricoltura italiana. La carenza di personale sta creando grosse difficoltà alle aziende, costrette a buttare raccolti interi, e rischia di produrre un danno enorme nei prossimi mesi, cruciali, quelli che vanno dalla raccolta dei primi frutti alla preparazioni (trapianti) per i raccolti estivi - soprattutto pomodori - fino alla vendemmia.

La soluzione che le associazioni del settore propongono ai loro interlocutori istituzionali (martedì c'è stato il tavolo con le ministre Bellanova e Catalfo) non è la regolarizzazione a pioggia dei clandestini, ma l'introduzione della quarantena attiva, come c'è in Germania, per cui il lavoratore straniero è sotto osservazione ma intanto lavora. Poi, la proroga degli attuali permessi di soggiorno, in scadenza a giugno, fino a fine anno. L'altra richiesta è la semplificazione burocratica degli strumenti per assumere personale, ora macchinosi e troppo rigidi (non si può assumere un cassintegrato italiano perché risulta dipendente di un'altra azienda), e quindi di rivalutare i vecchi voucher molto pratici. Tra l'altro ci sono decine di migliaia di italiani che si stanno offrendo sui portali aperti sia da Coldiretti (6mila candidature spontanee) che da Confagricoltura (altre 16mila). Ci sarebbero poi i percettori di reddito di cittadinanza (quasi un milione le persone che ne beneficiano), pagati dallo Stato per cercare un lavoro, e di lavoratori nei campi c'è appunto un disperato bisogno.

Di certo c'è che frutta e verdura maturano molto più in fretta rispetto ai tempi della politica italiana e alle liti interne alla maggioranza di governo, la soluzione va trovata subito. «Agriturismi e settore florovivaistico sono stati già tagliati fuori dal mercato, il vino è in grande difficoltà e parliamo di un settore da 13 miliardi di euro - spiega Franco Postorino, direttore generale di Confagricoltura -. La chiusura di ristoranti e hotel ha colpito soprattutto le produzioni di qualità, questo vale anche per carni, formaggi, olio e ortofrutta. Le aziende che avevano come sbocco prevalentemente l'Horeca hanno avuto contrazioni molto forti, la grande distribuzione è andata meglio ma non è facile entrare in quel canale. Il danno complessivo del settore? I conti li faremo alla fine. Ma si parla di miliardi» conclude Postorino.

L'incognita non è solo per la durata

dell'emergenza ma anche per la capacità di spesa che le famiglie italiane avranno quando sarà finita. I ristoranti, canali di vendita fondamentale per il settore, riapriranno. Ma quanti italiani avranno i soldi, per andarci?

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