Milano. Quando a metà pomeriggio la Cnn ufficializza la vittoria di Biden su Trump, in Italia va in scena il più sgangherato e pietoso provincialismo. La sinistra, forse perché di recente poco avvezza alle vittorie elettorali perde il contegno e si trasforma in cheerleader urlante. E anche chi ricopre incarichi istituzionali e si presume utilizzi toni, se non da statista, almeno pacati, sbraca manco fosse un ultrà della curva sud. Si prenda Paolo Gentiloni, uno che ha fatto il premier, il ministro, il segretario di un grande partito, ed è attualmente Commissario europeo. Grottesco il suo commento: «Una giornata indimenticabile per l'Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo». Un entusiasmo che sfiora l'autoerotismo. Il premier Conte è sobrio: «Pronti a lavorare con Biden».
Più misurato Luigino Di Maio. Probabilmente qualcuno di avvezzo alla Farnesina deve avergli dettato il testo: «Congratulazioni al presidente eletto Joe Biden. L'amicizia tra Italia e Stati Uniti ha profonde e storiche radici. Siamo pronti per lavorare per rendere le nostre relazioni sempre più forti in difesa della pace e della libertà». Zingaretti ha scritto direttamente a Biden (che è ragionevole pensare non sappia neppure chi sia Zingaretti): «Congratulazioni a tutti i democratici italiani». Il capo dello Stato Mattarella parla di «sicuro consolidamento dei legami tra Usa e Italia». Matteo Renzi la fa fuori dal vaso: «La vittoria di Biden significa che l'Italia avrà un amico alla Casa Bianca». Perché? Trump era un nemico? Enrico Letta, pure lui tradizionalmente moderato, fa la gaffe: «La democrazia richiede pazienza, ma vince sempre». Perché se avesse vinto Trump avrebbe vinto la dittatura? Alla Boldrini, al solito, interessa solo il sesso: «Per la prima volta una donna alla vicepresidenza degli Usa», esulta commossa.
Nel centrodestra sono un filo più moderati e se Antonio Tajani dice «Non vedo l'ora di lavorare con Biden per una più forte cooperazione transatlantica su un equo commercio globale, migrazione, tecnologia, pace in Medio Oriente, lotta al terrorismo e sostegno alla democrazia!», per Mariastella Gelmini «A prescindere da chi è chiamato a rappresentarli, gli Usa sono e resteranno un alleato strategico e un Paese amico».
Il leghista Giorgetti assicura: «La Lega rimane amica degli Usa e dei valori di libertà che interpreta». Soltanto la Meloni non nasconde il dispiacere per la sconfitta di Trump: «Biden penso che dovrà ringraziare il Covid. Se si fosse votato a febbraio, Trump avrebbe vinto senza problemi».
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