Indagine sulla scorta alla compagna: il dubbio che può incastrar Conte

Il Viminale sulla scorta alla compagna: "Giustificata perché anche Conte era nell'appartamento". Ecco cosa non torna

Indagine sulla scorta alla compagna: il dubbio che può incastrar Conte

Non si placa la bufera sull'ipotetico utilizzo improprio fatto della scorta di Giuseppe Conte lo scorso 26 ottobre, quando gli uomini della sicurezza avrebbero portato via la sua compagna poiché inseguita da una troupe de Le Iene. L'indagine, partita in seguito alla segnalazione della parlamentare di Fratelli d'Italia Roberta Angelilli, ha portato il presidente del Consiglio a essere attenzionato dalla Procura di Roma che ora è al lavoro per chiarire tutte le dinamiche della vicenda. Intanto è stato già ascoltato l'inviato Filippo Roma, che quel giorno si era messo sulle tracce della compagna del premier per realizzare un reportage sui presunti favoritismi che il governo giallorosso avrebbe fatto al suocero. Ora è stato aperto un fascicolo per abuso d'ufficio. Nell'esposto finito sulla scrivania del procuratore capo di Roma Michele Prestipino si legge che, se tutto ciò fosse confermato, "si sarebbe verificato un uso improprio di personale con funzioni di sicurezza relative a soggetti che ricoprono funzioni pubbliche".

Il Ministero dell'Interno, ricostruendo l'episodio attraverso una relazione di servizio, ha spiegato che il personale di scorta era in attività definita "di osservazione e controllo" sotto casa di Olivia Paladino perché anche Conte era presente proprio in quell'appartamento. Dal documento emerge che "non è mai stata usata la macchina della scorta" e viene sottolineato che il presidente del Consiglio non era informato e avrebbe saputo della questione "solo quando è uscito di casa". "La scorta era quindi in attesa del presidente", viene spiegato. Pertanto si ritiene che non sia un abuso in quanto il ruolo degli agenti sarebbe stato giustificato dalla sua presenza nell'abitazione della compagna.

La procura di Roma ha inviato gli atti relativi all'indagine al Tribunale dei ministri, che entro 90 giorni - compiute le indagini preliminari e sentito il pm - può decidere l'archiviazione (nel qual caso il decreto non è impugnabile) oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al procuratore della Repubblica per chiedere l'autorizzazione a procedere.

Il dubbio che incastra Conte

Ma le cose stanno davvero così? Spuntano infiniti dubbi dopo la versione fornita dal giornalista de Le Iene. Filippo Roma, intervistato ieri sera da Massimo Giletti in diretta su Non è l'arena, ha rivelato di essersi appostato insieme al suo cameraman dalle 7 di mattina: "Lei è uscita di casa alle 11. Abbiamo tenuto sott'occhio il portone dell'abitazione della Paladino e non c'era nessun uomo della scorta, non c'era un'anima". L'inviato ha inoltre fatto una considerazione personale che effettivamente la direbbe lunga: "Mi sembra inverosimile che un premier, in un momento di pandemia, alle 11 del mattino stia ancora dentro la casa della fidanzata".

Roma ha infatti fatto sapere che, stando alle informazioni ottenute, pare che Conte quella mattina stesse lavorando: "Alle 11:30 era in collegamento a Palazzo Chigi per la cerimonia in onore di Willy Monteiro Duarte. Quindi in realtà, probabilmente, non stava a casa".

Infatti, proprio sul sito del governo, viene scritto che il premier il 26 ottobre è intervenuto in video-collegamento alla cerimonia in onore del 21enne ucciso a Colleferro che si è svolta presso l'Istituto Tecnico Industriale Statale "Michele Maria Milano" di Polistena.

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