Onesta. Passionale. Testarda. La descrizione personale sulla pagina Facebook di Marzia Baratti è un programma politico. Ha 44 anni, un figlio di 21 e la tessera della Lega Nord in tasca. Scorri il suo profilo e spuntano più selfie in gonna al mare che istantanee dalla kermesse leghista di Pontida. Difficile credere che questa geometra voglia davvero puntare alla segreteria della Lega Nord a Varese, un posto che nel mondo del Carroccio può diventare trampolino di lancio verso i quadri nazionali.
E invece è così: la Baratti annuncerà la candidatura stasera e ha già fatto corrodere le budella a qualche militante di vecchia data. L'hanno definita "aggressiva" ("Ma non ho mai menato nessuno") e accusata di essere salita sulla ruspa leghista solo due anni fa. "Dicono così perché sono una donna pensante e parlante. Da quattro anni sono alla totale disponibità del partito: la mia militanza è breve, ma intensa. Non come chi paga la quota da 20 anni ma non s'è mai visto in sezione".
I genitori della Baratti conservavano la foto di Umberto Bossi in casa. Come un santino. E lei non è da meno, ma ha sposato la linea di Salvini lontana dalle ampolle del Monviso. Le idee sono chiare: dal "No" convinto al referendum costituzionale "per mandare a casa quel pinocchio di Renzi", all'attacco al "disegno del Pd che vuole far accoppiare stranieri e italiani" con l'immigrazione.
Gli addetti ai lavori la chiamano la Lady anti-burqa per via delle sue lotte contro quel velo che "opprime le donne".
Baratti, stiamo sottovalutando l'islam?
"È un pericolo per l'Occidente, perché ci odiano e vogliono la nostra estinzione. Non possono venire qui ad imporci le loro regole".
Lei si è schierata subito contro il burqa.
"È un problema di sicurezza: tutti devono essere riconoscibili. Vogliono mettere il burkini? Non credo che ci siano donne al mondo felici di indossare quallo scafandro che lascia fuori solo la faccia, ma se vogliono...L'importante è che siano identificabili".
Su Facebook annunciò di voler camminare in città in tacchi a spillo e passamontagna.
"Se loro possono andare in giro col burqa, allora anche io devo poter portare il passamontagna. È una provocazione: a casa loro facciano quello che vogliono, da noi devono seguire le nostre leggi".
Lei di certo non si mette il velo: sono famose le sue foto in posa su Facebook.
"Ho cura del mio corpo. Credo che le donne debbano essere libere, vestisi bene, mettere una gonna ed essere femminili. Il problema è che in politica c'è molto maschilismo: se si candida una ragazza piacente, viene subito etichettata...".
Che vuol dire?
"Tra i nostri politici vige un detto: le donne vano bene per tutto, ma non in politica".
Curioso.
"Ma Salvini è stato chiaro: una vera leghista deve essere onesta e inattaccabile. E io lo sono: non ho mai avuto cariche, sono onesta, ho le competenze. E poi sono libera e non manovrabile".
Difficile essere una donna nella Lega Nord?
"Devo essere sincera?"
Certo.
"Dopo un certo scalino magari no...Però nelle piccole realtà è più complicato. Varese per esempio è molto chiusa. Di certo non trovi ostacoli se stai zitta: in politica molte donne credono sia meglio tacere quando non si è d'accordo con qualcuno, io invece alzo la mano e dico la mia".
A Varese la Lega ha perso dopo 20 anni di dominio. Forse vi siete dimenticati la Padania.
"È vero, con Salvini guardiamo anche altrove. Siamo in evoluzione perché non possiamo stare fermi. Matteo vuole portare l'indipendentismo anche al Sud e al Centro: vuole l'indipendenza dei popoli. Attenzione: Bossi è come se fosse mio padre, senza di lui non saremmo qui e gli sono riconoscente. Ma non possiamo rimanere bloccati.
Meglio uscire dall'Ue o liberare la Padania?
La Baratti fa una pausa. "In questo momento storico, vorrei uscire dall'Ue.
Preferisce Salvini o Bossi?
Non posso fare una scelta del genere (ride). Mi mette in difficoltà. Scelgo Bossi come un consigliere a casa e Salvini per andare a combattere durante la giornata.
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