Ue, le "crisi" in Spagna e Germania complicano la partita per la Commissione

Fumata nera nel vertice tra von der Leyen e i leader di Ppe, S&D e Renew. I Popolari sono già in campagna elettorale contro Sanchez e Scholz. La premier: "Il Pd vuole togliere la vicepresidenza a Fitto"

Ue, le "crisi" in Spagna e Germania complicano la partita per la Commissione
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(Nostro inviato a Bruxelles) "Nessun accordo". È questo l'esito della riunione che si è tenuta a Palazzo Berlaymont tra Ursula von der Leyen e i leader delle tre forze della maggioranza che la sostengono nella corsa al bis da presidente della Commissione Ue. Il leader dei Popolari Manfred Weber, la capogruppo dei Socialisti di S&D Iratxe Garcia Peres e la sua omologa dei liberali di Renew Valerie Hayer non sono infatti riusciti a trovare un punto di caduta per chiudere la partita dei sei vicepresidenti esecutivi della futura Commissione.

Una partita complessa, ma complicata soprattutto dalle vicende interne alla politica spagnola e tedesca. Il primo e il quarto Paese dell'Ue per numero di abitanti (e quindi di eurodeputati), sono infatti alle prese con due profonde crisi politiche, che coinvolgono i leader socialisti Olaf Scholz e Pedro Sánchez. Il primo alle prese con le elezioni anticipate a febbraio, il secondo nel ciclone per la gestione dell'alluvione di Valencia. Con i Popolari - tedeschi e spagnoli, che a Bruxelles hanno un peso non indifferente - che sono sulle barricate e, di fatto, già in campagna elettorale.

Così, il principale problema è diventato il via libera alla ministra della Transizione spagnola, Teresa Ribera. Che, per quanto a peso delle sue deleghe, non solo è in corsa per essere uno dei sei vicepresidenti esecutivi della futura Commissione Ue, ma - di fatto - pure la vera numero due di von der Leyen. Cosa che, alla luce delle polemiche in Spagna, per Weber è diventata difficile da far digerire alla delegazione spagnola del Ppe. Che chiede con forza che quantomeno si rinvii il via libera alle audizioni di una settimana, così che la Ribera sia prima ascoltata dal Parlamento di Madrid dove le vogliono chiedere conto della sua politica iper-green contro il dragaggio dei fiumi (circostanza che, secondo il Pp e Vox, avrebbe favorito la tragedia di Valencia).
Inevitabile, dunque, che la questione spagnola abbia finito per coinvolgere anche la vicepresidenza esecutiva di Raffaele Fitto, sulla quale S&D e Renew manifestano da tempo perplessità, contestando che i conservatori di Ecr non sono un gruppo che non rientra nel perimetro della maggioranza. E infatti - uscendo dalla riunione con von der Leyen - Perez ha lasciato intendere che S&D non voterà né Fitto, né il commissario ungherese Olivér Várhelyi.

Insomma, muro contro muro. Anche perché von der Leyen non si sarebbe detta disponibile a un apertura pubblica verso Socialisti e liberali, magari una dichiarazione in cui ribadire che - al netto della vicepresidenza esecutiva a Fitto - il perimetro della maggioranza resta quello della cosiddetta "maggioranza Ursula". Ma il problema vero, il più stringente, è l'ostilità dei Popolari spagnoli - convinti che a Madrid si possa arrivare a mettere in crisi Sánchez - verso Ribera. E se non passa lei, è altamente improbabile che la Commissione possa partire. A quel punto, von der Leyen potrebbe perfino decidere di ritirare tutte e sei le vicepresidenze esecutive e avere sotto solo commissari "semplici".

Detto questo, è improbabile che alla fine non si trovi un punto di caduta. Dovesse davvero saltare il banco, infatti, hanno tutti da perdere, perché l'Europa resterebbe paralizzata per mesi in un momento storico delicatissimo (la crisi in Medio Oriente, il conflitto in Ucraina e il passaggio di consegne alla Casa Bianca con il ritorno di Donald Trump). Con lo scontro che diventerebbe tutti contro tutti. Tanto che ieri Giorgia Meloni è andata dritta contro il Pd. "Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto - scrive sui social la premier - va tolta la vicepresidenza della Commissione che von der Leyen ha deciso di affidargli.

L'Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza esecutiva della Commissione. Questi sono i vostri rappresentati di sinistra". Solo un assaggio di quanto potrebbe alzarsi il livello di scontro - in Italia, come pure negli altri Paesi fondatori - se davvero si arrivasse a uno show down.

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