A trent'anni dal disastro di Chernobyl, uno scudo d'acciaio ha coperto il reattore numero 4 che esplose il 26 aprile 1986, sprigionando una nuvola radioattiva e un incendio che durerà più di dieci giorni. Le tonnellate di sabbia, argilla e piombo riversate dagli elicotteri poterono poco contro la nube di detriti polverizzati. A poca distanza dalla centrale nucleare furono infatti contaminate le cittadine di Pripyat e Chernobyl, e l'area oggi quasi del tutto disabitata fu battezzata «Chernobyl Exclusion Zone». Siamo a nord dell'Ucraina, 130 chilometri dalla capitale Kiev, al confine con la Bielorussia allora Unione Sovietica. É qui che ieri è stato poggiato il nuovo sarcofago di protezione del reattore. La più grande struttura terrestre mobile al mondo.
Un sistema di giganteschi cric idraulici ha impiegato cinque giorni per piazzare la «coperta» costata 1,5 miliardi di euro, del peso di 36 tonnellate (tre volte e mezzo la Tour Eiffel), e finanziata dalla Bers, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. «L'arco isolerà il reattore numero 4 ed è progettato per durare 100 anni, per dare all'Ucraina la possibilità di smantellare il reattore e renderlo sicuro per sempre», spiega David Driscoll, responsabile per la sicurezza di Novarka, il consorzio francese che nel 2010 ha rilanciato i lavori dopo anni di rinvii. L'ultima interruzione dovuta al ritiro dei fondi e del personale specializzato russo dopo la crisi in Crimea è stata superata con nuovi finanziamenti e l'impiego di operai ucraini.
Xavier Huillard, presidente e ad di Vinci costruzioni, che rappresenta il 50% della joint venture Novarka, spiega: «La tenacia paga, c'è emozione per una tecnologia fuori dal comune». Alla costruzione ha dato un contributo determinante anche l'azienda italiana Cimolai. L'acciaio che compone l'arco del sarcofago è infatti made in Pordenone dove sono stati realizzati 25 mila tonnellate di tubi metallici. La struttura, alta 110 metri, larga 257 e lunga 164 è stata assemblata in un'area adiacente al reattore. Due parti distinte fatte scivolare lungo dei binari fino a coprire il primo «scudo», costruito in tutta fretta pochi giorni dopo il disastro direttamente sopra l'edificio del reattore.
Fu completato a novembre, ma durò poco. Il cemento che doveva isolare il magma radioattivo contenuto nel reattore fu corroso dall'interno. Calore e radiazioni. Doveva durare fra i 20 e i 30 anni, invece nel '93 la resistenza fu ridotta a sette. Per realizzarlo morirono decine di operai e trent'anni dopo la radioattività del sito è ancora tale che un uomo, all'interno dell'edificio, perirebbe in pochi minuti. Perfino i robot del nuovo progetto sarebbero andati fuori uso se non sostituiti per tempo.
Il nuovo sarcofago è stato dunque assemblato in un'area adiacente e in due parti distinte che una volta completate sono state fatte scivolare lungo dei binari fino a coprire il primo sarcofago. Lavori finanziati da oltre 40 Paesi ripresi il 13 marzo 2012 con oltre mille lavoratori da venticinque nazioni, tra cui 22 operai e ingegneri italiani. La seconda tappa prevede ora lo smantellamento di 250 tonnellate di magma radioattivo, ciò che rimane del reattore e lo stoccaggio dei rifiuti ancora presenti all'interno.
«L'Italia spiega l'ambasciatore italiano a Kiev Davide La Cecilia ha contributo alla messa in sicurezza del sito di Chernobyl con una somma che si aggira intorno ai 100 milioni di euro, versati negli anni ai fondi ad hoc istituiti dalla Bers». L'ultima tranche dell'Unione europea è stata di 70 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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