Diciamolo chiaramente: il dl Immigrazione approvato dal Consiglio dei ministri non risolverà all’istante i problemi sorti dopo anni di immigrazione incontrollata. Sarebbe impossibile. La bacchetta magica è prerogativa di Mago Merlino, non di chi governa la cosa pubblica. Soprattutto se chi ha la toppa in mano si ritrova un buco così grande che non basterebbe neppure una coperta a coprirlo del tutto.
Da qualche giorno politici e media di sinistra vanno dicendo che l’abolizione della protezione umanitaria, permesso di soggiorno usato in larga parte solo dall’Italia, non farà altro che trasformare migliaia di immigrati “regolarizzati” in "clandestini". Gettandoli così alla mercé della criminalità.
L’equazione non è solo semplicistica, ma pure invertita. E falsa. A ben vedere è stata una legge voluta da Romano Prodi nel 1998 a inserire nella normativa italiana la possibilità di concedere documenti (validi due anni) a quegli immigrati che, pur non godendo dei requisiti per lo status di rifugiato o la protezione internazionale, presentano "gravi motivi, in particolare di carattere umanitario" per non essere rispediti nel loro Paese. Niente di scandaloso. A produrre la stortura è stata la prassi, non la norma in sé. Come rivelato dal Giornale due anni fa, e confermato dai dati del Viminale, l’Italia è stato infatti l’unico Stato europeo a fare un uso massiccio di questa forma di protezione. Francia, Germania e compagnia bella - facevano notare diverse prefetture - vi ricorrono invece solo “in forma residuale”.
Grazie all’approvazione del dl Immigrazione la stortura viene finalmente raddrizzata. Il punto segnato da Salvini è importante. Questo aumenterà il numero dei clandestini in Italia? Da un punto di vista "nominale" sì, è probabile. Ma dal punto di vista sostanziale non cambia molto, se non che gli immigrati che oggi hanno il permesso umanitario (e sono spesso poco integrati) da domani, invece di girare "regolarmente" nel Belpaese, potranno essere espulsi. Un esempio: se il dl Salvini fosse arrivato prima, Butungu - lo stupratore di Rimini - non avrebbe avuto diritto a essere lì la sera in cui ha commesso l’orrore.
La mossa del Viminale non è però risolutiva. Ora inizia la sfida dei rimpatri. Salvini è già stato in Libia e in Tunisia per rinnovare gli accordi bilaterali. Poi sarà il turno di Nigeria, Egitto, Pakistan, Bangladesh e altri paesi. "Ma chi c'era prima di me cosa ha fatto?", si è chiesto il Ministro. Domanda lecita. Ecco perché oggi ha già segnato l'obiettivo: triplicare i centri per i rimpatri in breve tempo.
Il numero di clandestini da espellere infatti è alto. Molti di questi sono la naturale conseguenza del boom di sbarchi degli ultimi quattro anni. Nel 2014 oltre 13mila immigrati si sono visti rifiutare lo status di rifugiato. A questi vanno aggiunte altre 1000 persone risultate irreperibili. Musica simile negli anni successivi: nel 2015 i dinieghi sono stati 37.400 e 4.103 i migranti scomparsi nel nulla; poi ci sono le 51.170 domande di asilo rigettate nel 2016 e i 3.084 irreperibili; infine vanno considerati i 42.700 non riconosciuti nel 2017 e i 4.292 di cui non è stato possibile trovare traccia. In totale fanno 110mila persona da espellere.
Il dato ovviamente non tiene conto dei clandestini arrivati prima del 2014 e di quelli che ora sono nei centri di accoglienza e che presto conosceranno il responso della Commissione territoriale. Questi ultimi in totale sono 160.458, di cui 440 negli hotspot; 132.287 nei Cas e 27.723 nello Sprar. Considerando che, in media, il 60% ottiene un diniego, significa che presto circa 96mila immigrati diventeranno irregolari.
In totale, secondo una stima della Fondazioe Ismu, a inizio 2017 gli stranieri senza permesso di soggiorno valido sono 491mila. A questi, a seguito del dl Salvini, occorrerà probabilmente aggiungere una parte (non tutti) dei 65mila immigrati con permesso di soggiorno umanitario cui non verrà più rinnovato allo scadere dei 2 anni.
Ad oggi è ancora impossibile farne una stima. Ma quasi mezzo milione di clandestini è comunque una cifra decisamente elevata. E che richiede un intervento deciso: dopo il decreto ora è tempo di accordi internazionali e rimpatri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.