Ecco il "sistema" Marra: decideva ruoli e stipendi

L'ex capo segreteria teneva in pugno la Raggi È ciò che emerge dagli sms scambiati con Romeo

Ecco il "sistema" Marra: decideva ruoli e stipendi

Per essere «solo uno dei 23mila dipendenti comunali» ne aveva di potere Raffaele Marra in Campidoglio. Dagli atti del processo per corruzione nei confronti dell'ex capo del personale di Virginia Raggi, emerge come Marra in chat con l'ex capo della segreteria, Salvatore Romeo, decidesse incarichi e retribuzioni ancora prima della nomina della sindaca, dimostrando di essere uno che all'interno dell'amministrazione comunale contava parecchio, uno dei «quattro amici al bar» che si davano già molto da fare quando i pentastellati non avevano ancora conquistato il colle capitolino. Eppure, dopo il suo arresto, la prima cittadina grillina che lo aveva fortemente voluto al suo fianco, non ha esitato a scaricarlo, declassandolo a uno dei tanti che lavoravano in Comune.

Nel suo interrogatorio di garanzia, l'ex finanziere finito in manette con l'accusa di essersi fatto corrompere dal costruttore Sergio Scarpellini racconta com'era diventato uno dei fedelissimi della Raggi: «Sono rientrato in Comune su forte impulso della sindaca, io ero in aspettativa per il dottorato di ricerca». E ancora: «Sono entrato sollecitato, pregato, supplicato di rientrare», per far «ripartire la macchina organizzativa». La Raggi aveva insistito per averlo al suo fianco, nonostante le critiche di una parte del M5S, perché ritenuto uno che conosceva meglio di chiunque altro il Campidoglio. Poi «mi sono trovato in conflitto fra correnti del movimento», ha spiegato lui ai pm interessati anche a capire il meccanismo delle nomine, sulle quali hanno aperto un'altra inchiesta in cui è indagata, con Marra e Romeo, anche la Raggi. «Tra fine giugno e inizio luglio ho più volte rimesso il mandato nelle mani della Raggi - ha verbalizzato l'ex funzionario - perché volevo andare via (...). Ci sono più e più passaggi con sms in cui le dico non siete in grado di tutelarmi? Me ne voglio andare, mettetemi in aspettativa». Ormai il Campidoglio era in piena bufera e Marra cercava la via d'uscita.

Colpisce, scorrendo le chat, il suo attivismo in campagna elettorale. «Dì a madame che forse ho trovato come superare l'assessorato alle risorse umane e non solo. Sto lavorando sulla macrostruttura», scriveva Marra a Romeo l'11 aprile 2016. Un mese prima, invece, gli dava consigli su come contrastare l'avversario della Raggi alle amministrative, Roberto Giachetti: «Bisogna ricordare che non è laureato, che ha la maturità scientifica, dal '93 al 2001 è stato prima nella segreteria di Rutelli e dal 2001 ad oggi (ininterrottamente) è deputato. Sempre pagato dalla politica!». Nel corso del suo interrogatorio Marra dice di non essere un corrotto e di aver incontrato Scarpellini forse una decina di volte. Secondo i pm, invece, il costruttore gli avrebbe pagato alcuni immobili per ottenere i suoi favori. «Marra era uno che se non ti aiuta ti può fare male. Ma non perché...ti blocca una pratica. Il prestito glielo faccio per non creare un rapporto di inimicizia. È chiaro che l'ho aiutato perché stava in quella posizione, diciamo, all'usciere non l'avrei fatto (...). Questi soldi glieli davo...mi piaceva avere un amico, se gli dicevo no, non ti do una lira, questo era un nemico per me. Marra è uno che conta», ha affermato Scarpellini davanti ai pm lo scorso 20 dicembre.

Su Marra

ieri è tornata ad esprimersi la sindaca: «Sono stata colpita anche da persone dalle quali non mi aspettavo di essere colpita. Ringrazio il gip che ha preso atto del fatto che l'amministrazione ha preso le distanze da lui».

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