Valeria Robecco
New York Novanta giorni per un accordo che dia il via ad una nuova era nei rapporti tra Stati Uniti e Cina: è questo l'ambizioso obiettivo a cui puntano Donald Trump e Xi Jinping. Dopo due ore e mezza di colloqui al termine del G20 in Argentina il presidente americano e il collega di Pechino hanno siglato una tregua sui dazi che scongiura per ora il temuto rischio di escalation della guerra commerciale tra le due potenze. E fa tirare un sospiro di sollievo ai mercati, allontanando lo spettro di un rallentamento dell'economia globale. La cena tra Trump e Xi a Buenos Aires si è conclusa con un lungo applauso delle delegazioni per celebrare il patto sancito dai due presidenti: ci sarà una tregua sui dazi che durerà 90 giorni, entro i quali i paesi dovranno trovare un'intesa a 360 gradi. «Un affare incredibile», esulta il tycoon dall'Air Force One: «Se andrà in porto sarà uno dei maggiori accordi mai conclusi». «Avrà un impatto incredibilmente positivo sull'agricoltura, sui prodotti industriali, sui computer, su ogni tipo di prodotto», continua. Secondo il percorso verso la pace commerciale tracciato in una nota ufficiale della Casa Bianca, gli Usa non faranno scattare dal primo gennaio (come era previsto) l'aumento al 25% delle tariffe su una serie di beni «made in China» del valore complessivo di 200 miliardi di dollari.
Quelli su cui Washington ha già imposto dazi del 10%. In cambio, la Cina si è impegnata ad acquistare «immediatamente» dagli Stati Uniti prodotti agricoli, industriali e nel settore energetico, per ridurre lo squilibrio commerciale tra i due paesi denunciato da The Donald. L'impegno è di avviare da subito negoziati su cambiamenti strutturali relativi non solo al commercio, ma anche ad altre tematiche su cui le due parti sono distanti, come «il trasferimento di tecnologia, la protezione della proprietà intellettuale, le barriere non tariffarie, la lotta agli hacker e ai cyber-furti, i servizi e l'agricoltura». Inoltre, il presidente cinese ha assicurato che farà di tutto per sbloccare l'acquisizione di Npx Semiconductors da parte del colosso Usa delle tlc Qualcomm, un'operazione da 44 miliardi di dollari a cui sinora Pechino ha negato l'autorizzazione. Se tuttavia al termine dei tre mesi previsti non si raggiungerà l'accordo, la Casa Bianca avverte che l'amministrazione Trump innalzerà i dazi dal 10% al 25% senza fare alcuno sconto. Xi, in base al patto, ha anche accettato di includere il Fentanyl, l'oppioide sintetico che causa decine di migliaia di morti negli Usa, tra le sostanze controllate, ossia «le persone che la vendono negli Stati Uniti saranno soggette alla massima pena prevista dalla legge cinese». Oltre ad assicurare il suo sostegno agli sforzi del Commander in Chief per organizzare un nuovo incontro con il leader nordcoreano Kim Jong-un, che dovrebbe avvenire a gennaio o febbraio, come rivela lo stesso Trump. «Abbiamo convenuto che lavoreremo molto intensamente sulla Corea del Nord - chiosa il tycoon - Xi è d'accordo nel lavorare con me al 100% su Pyongyang, e anche questa è una grande cosa». Qualcuno parla di scommessa troppo ambiziosa, visti i tempi stretti, ma i due leader confidano di riuscire a trovare la quadratura del cerchio, anche grazie al feeling scattato tra di loro. «I rapporti con Xi sono ottimi, è un onore lavorare con lui», afferma Trump, mentre la controparte di Pechino parla di «amicizia personale». E già si guarda alla possibilità di un nuovo faccia a faccia, con il ministro degli esteri cinese Wang Yi che prevede «ulteriori scambi di visite al momento giusto».
Precisando poi che Cina e Usa «possono e devono» assicurare il successo delle loro relazioni in rapporto alle «crescenti responsabilità per la pace e la stabilità nel mondo», avendo «più interessi comuni che differenze».
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