Enrico Letta avrebbe un asso nella manica da sfilare nell'ultima settimana della campagna elettorale per ribaltare l'esito del voto: il filmato dello storico match di Champions League del 2017 tra Barcellona e Psg. Partita vinta in rimonta dai blaugrana per 6 a 1 (ribaltando il 4 a 0 dell'andata a Parigi) in una notte stellare al Camp Nou. Il segretario vorrebbe consegnare a tutti i candidati dem nella consueta call motivazionale di inizio settimana il filmato di pochi minuti della famosa partita fino al gol finale in scivolata di Sergi Roberto. Al Nazareno si preparano allo sprint finale della competizione elettorale. Letta sogna la scivolata nella notte del 25 settembre contro Giorgia Meloni e la vittoria al fotofinish.
Il video dovrà tirare su il morale di militanti e candidati che sembrano andare incontro a una disfatta elettorale. Il Pd sta provando con tutte le armi a dare una sterzata alla campagna elettorale. Il fascismo, la Russia, i collegi contendibili, il voto utile: il trend non cambia. Il distacco resta immutato. Ora la carta finale (quella della disperazione) è la remuntada stile Barca. Ma al posto di Neymar e Suarez ci sono Provenzano e Orlando. Il risultato finale non è assicurato. E manco lo spettacolo. Letta ha un solo obiettivo in testa: limitare i danni. E deve farlo, provando a mobilitare la base. Dario Franceschini dalle pagine di Repubblica carica: «All'inizio è salita un'ondata di nuovismo, la stessa che portò Salvini al 34% nel 2019 o i Cinque stelle nel 2018 al 33%. Questo vento di agosto si è provvisoriamente collocato sulla falsa novità di Meloni. Ma, ora che la gente rientra al lavoro, tocca con mano la drammaticità dei problemi. Io avverto che sta cambiando il vento: ieri mattina ero in Friuli, nel pomeriggio a Napoli e ho visto una straordinaria mobilitazione. Ci sono tutte le condizioni per fare una rimonta». Il segretario va in scia al ministro della Cultura: «Tutti i sondaggi dicono che la rimonta nei collegi contendibili sta diventando sempre più interessante. La rimonta è possibile ma dipende tutto dal lavoro sul territorio, nel quale siamo imbattibili», rilancia Letta. Ma su cosa si baserebbe la speranza? Sul voto incerto al Sud. Il Pd spera che nel Mezzogiorno il centrodestra non sfondi con le percentuali bulgare del Nord Italia. È uno scenario concreto. C'è l'effetto Reddito di cittadinanza. Ed infatti il leader del Pd ha smesso di parlare di voto utile. È convinto che Giuseppe Conte, che ha un'agenda programmatica simile a quella del Pd, rosicchi voti alla destra nel Mezzogiorno. Tra i due litiganti il terzo (il Pd) dovrebbe godere. Per Letta ci sarebbero 60 collegi uninominali ancora contendibili. Tutti tra Campania, Puglia, Calabria e Sardegna. L'idea sarebbe quella di impedire nei 60 collegi la vittoria al centrodestra, sperando che siano i candidati del Pd o del M5s ad aggiudicarsi il confronto. Da giorni con Conte i toni sono più morbidi. Pare sia stata trovata una tregua.
Si spera in un campo largo post-voto in Parlamento. Anzi un campo larghissimo: da Giuseppi a Calenda. Con una sola missione: impedire al centrodestra di andare al governo. È un sogno. E rischia di svanire all'alba del 25 settembre.
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