La Fieg, la Federazione italiana editori giornali, reputa la manovra svantaggiosa per il settore di riferimento. «Il disegno di legge di Bilancio - si legge nella nota ufficiale degli editori che rappresentano 61 testate, 201 periodici, numerose agenzie di stampa, oltre a tutti i siti correlati - riduce ora considerevolmente il sostegno all'editoria con il rischio di vanificare gli importanti interventi esistenti». Tra i temi sollevati al governo, quello del passaggio al digitale: una sfida già in essere che necessita di supporto sostanziale.
C'è anche un ragionamento sui numeri in ballo, un esempio che è in grado di fotografare al meglio la situazione. «Appare, inoltre, singolare - ha proseguito la Fieg - che la revisione della spesa sia particolarmente penalizzante nei confronti di un settore il cui ruolo e funzione è oggetto di diretta tutela costituzionale e risulti, invece, più contenuta negli altri comparti, peraltro con dotazioni di spesa assai più consistenti come i 750 milioni del Fondo cinema, ridotti di 50 milioni». L'aggettivo che viene individuato per definire gli effetti della manovra sull'editoria è «penalizzante».
È stato rimarcato anche il valore costituzionale dell'azione svolta dall'editoria, con degli accenti sui lavoratori interessati e sulla capacità di diffusione: «Tali testate... - con oltre 6mila giornalisti a tempo pieno e indeterminato, con oltre 20mila collaboratori che coprono capillarmente il territorio - producono un flusso informativo che raggiunge ogni giorno più di 31 milioni di lettori e più di 40 milioni di utenti unici, contribuendo allo sviluppo del nostro Paese e garantendo il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione, il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa».
Per l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, ha replicato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria e all'Informazione Alberto Barachini. «Il governo - ha fatto presente l'esponente di Forza Italia - è al lavoro per trovare le migliori soluzioni possibili a tutela del segmento editoria e informazione in questa fase di veloce trasformazione tecnologica».
Poi un'ulteriore specificazione: «In un quadro economico di grande complessità che necessita sacrifici da parte di tutte le categorie, a cominciare dalle amministrazioni pubbliche - ha continuato l'azzurro - stiamo studiando soluzioni che salvaguardino la continuità aziendale delle imprese che si impegnino a difendere i livelli occupazionali di un settore strategico per lo sviluppo democratico del Paese, tenendo sempre presente che la contrazione delle risorse complessive, lamentata, è conseguenza dell'estinzione del Fondo Straordinario 2022-2023, varato a sostegno dell'editoria nella fase emergenziale del Covid». Insomma, l'esecutivo ha promesso miglioramenti e ha sostenuto che le penalizzazioni dipendano da una voce circoscritta, ossia da quanto stabilito in piena epoca pandemica.
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