Effetto Ceccardi in Toscana: tira aria di sorpasso storico

Il Pd non riesce più a nascondere la preoccupazione. La sconfitta avrebbe riflessi pesanti anche sul governo

Effetto Ceccardi in Toscana: tira aria di sorpasso storico

Mai come questa volta la Toscana va tanto vicina alla svolta. Più di tutte le altre regioni che oggi vanno al voto questa è la vera sorvegliata speciale. Dall'esito di queste elezioni, infatti, potrebbero dipendere i destini di tre leader politici, e dell'intero governo.

Il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si gioca la segreteria e punta tutto sul solito antifascismo. «Non è questo il punto», dice, pronto già ad addossare la colpa di una eventuale sconfitta su Italia Viva. Matteo Renzi, infatti, che alla Toscana deve tutta la sua carriera politica, ci rimette la faccia per l'ennesima volta. «Dalla Toscana passa il futuro del Paese», rincara lui. Il segretario della Lega Matteo Salvini, invece, si spianerebbe la strada verso Palazzo Chigi. Ma quello che si gioca più di tutti è Giuseppe Conte, perché con la perdita della Toscana, traballerebbe la sua stessa poltrona.

Di parole ne sono state spese tante, forse anche troppe. Quella che doveva essere, infatti, una vittoria facile, si è pian piano trasformata in una guerra di trincea, all'ultimo seggio. Il candidato del Pd, Eugenio Giani, carismatico come una pianta grassa, non aveva fatto i conti con la battagliera eurodeputata Susanna Ceccardi, prima sindaca della Lega in terra rossa, la cui energia televisiva e dimestichezza social, l'ha portata, dopo soli tre anni di amministrazione di Cascina, a lasciare la campagna pisana, e a vincere uno scranno al Parlamento di Strasburgo.

Salvini, e tutto il centrodestra, hanno puntato tutto su di lei, che più a destra non si può. Una mossa azzardata vista la giovane età (33 anni) e la poca esperienza amministrativa della Ceccardi, ma che nel corso delle settimane pare avergli dato ragione. Messi da parte gli slogan talvolta sguaiati della Lega, l'ex sindaca ha indossato già gli abiti istituzionali e ha terminato una campagna in solitaria, scongiurando l'effetto Emilia-Borgonzoni, senza la presenza ingombrante del suo leader, puntando di più sui temi che interessano davvero ai toscani, come sanità, infrastrutture e lavoro. Ha pure scelto un manifesto senza i colori e i simboli della Lega: sfondo grigio, scritta gialla, proprio per cercare di accaparrarsi gli indecisi, che sono tanti.

Il resto glielo ha regalato il suo avversario. Un dinosauro di 61 anni, la metà dei quali trascorsi in politica. Eugenio Giani, ex socialista (ma ci tiene a dire «mai craxiano»), assessore comunale nelle giunte Morales e Domenici, presidente del consiglio comunale e poi regionale con Enrico Rossi, è la «forza tranquilla». Anche troppo. Da anni macina chilometri in tutti i comuni della Toscana, partecipando dai congressi alle sagre paesane, inaugurando tutto l'inaugurabile, attività che gli ha appiccicato addosso i soprannomi di prezzemolino, taglianastri, mangiatartine.

Sempre nelle tv (locali), zero Instagram. Il lato positivo è che tutti lo conoscono. Quello negativo che non rappresenta la base diessina, snaturata dalle sue ideologie.

Ciò è bastato per trovarsi a rincorrere un'avversaria che dava già per spacciata. Il fatto è anche un altro: il feudo rosso per eccellenza, da un po' di tempo è diventato rosino, da quando la sinistra ha perso roccaforti come Pisa, Grosseto, Siena, Arezzo, Pistoia e Massa. La Ceccardi, dunque, parte avvantaggiata con la sola eccezione di Livorno, l'Ohio della Toscana, storicamente rossa, ma sempre imprevedibile come chi la abita.

Insomma, basta poco davvero.

Ed è per questo che il disastroso governatore uscente, Rossi, l'unico comunista rimasto all'attivo, trema e parla già di «terremoto» in caso di sconfitta. Considerato come ha governato negli ultimi dieci anni, buona parte del merito sarebbe solamente suo.

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