Torna a casa il piccolo Eitan, il bambino di cinque anni, unico superstite della strage della funivia Stresa-Mottarone, in cui morirono 14 passeggeri. Su quella cabina della morte, il bimbo ha perso tutta la sua famiglia: il papà Amit, la mamma Tal, il fratellino Tom di due anni appena ed i bisnonni Itshak e Barbara.
Torna a casa questo bambino miracolato, salvato dall'ultimo atto d'amore del padre che lo ha abbracciato cosi forte da proteggerlo dallo schianto, ma non troverà la sua vita di sempre. I volti, i gesti, le abitudini, che lo hanno accompagnato nei suoi primi anni di vita. Accanto a lui, fin dall'inizio di questa immane tragedia che gli ha sconvolto l'esistenza, c'è zia Aya, la sorella del suo papà, volto noto e rassicurante, che ha il gravoso compito di ridare al piccolo Eitan un po' di serenità, di accompagnarlo negli anni che verranno, camminando accanto a lui, pronta a sorreggerlo ogni volta che i mostri della tragedia affioreranno nella sua mente.Dopo 19 lunghissimi giorni, Eitan lascia l'ospedale pediatrico, il Regina Margherita di Torino, dove era arrivato in elicottero da Stresa e sottoposto ad una delicata operazione per ricomporre le fratture a braccia e gambe. Per diversi giorni è stato ricoverato nel lettino della rianimazione, poi il lento risveglio finché non ha aperto gli occhi. Impaurito, spaesato e dolorante, i suoi occhi - ancora pieni delle immagini felici della domenica trascorsa in montagna con mamma e papà - hanno incrociato quelli di zia Aya. «Zia - sono state le sue prime flebili parole - ma dove siamo? E perché mamma e papà non sono qui con noi?». Domande semplici per un bambino, a cui sono seguite risposte complicate da formulare, affinché nulla potesse turbare il suo già precario equilibrio psico-fisico. Si è addormentato con la consapevolezza di vivere in un mondo fatto di colori e amore, si è risvegliato in una camera asettica che ha inghiottito ogni cosa che aveva. «Avrà bisogno di volti familiari», hanno spiegato gli psicologi che hanno accompagnato lui e la zia ad accettare - se mai potrà accadere - quello che e accaduto. La terribile verità è stata centellinata come un veleno, affinché giorno dopo giorno il bambino arrivasse a scoprire la verità.In ospedale, alloggiando in un piccolo appartamento messo a disposizione dalla struttura, è arrivato dall'Israele anche suo nonno Shmuel - papà di mamma Tal - che con la zia Aya lo hanno accompagnato in questo percorso doloroso ma necessario, fino al ritorno a casa.Ora - come spiegano fonti mediche - le sue condizioni sono molto migliorate e la prognosi, viste anche le diverse fratture e i traumi riportati nell'incidente, è di 60 giorni.
Nei giorni scorsi al bimbo è stato spiegato quanto accaduto e ora proseguirà il percorso terapeutico dal punto di vista psicologico. «Faremo di tutto perché i desideri di mio fratello e sua moglie per Eitan si realizzino. Vogliamo giustizia, quello che è successo sul Mottarone si poteva evitare», ha scritto Aya in una lettera.
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