"Eliminata ogni speranza di futuro. Il rischio è una nuova Tienanmen"

Il missionario: "Il comunismo continua la missione di Mao"

"Eliminata ogni speranza di futuro. Il rischio è una nuova Tienanmen"

«Con la legge sulla sicurezza il Comunismo cinese continua la missione avviata dopo la morte di Mao ovvero diventare una potenza economica e riprendersi il controllo di tutti i territori da Macao a Hong Kong fino a Taiwan». Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, giornalista e direttore dell'agenzia Asia News non fa sconti a Pechino. Ma in questa intervista ravvisa anche una possibile sottovalutazione del rischio. «Imponendo la nuova legge sulla sicurezza in concomitanza con l'anniversario di quel primo luglio 1997 che sancì l'addio di Hong Kong all'Inghilterra, Pechino trascura il fatto che nel 2003 la stessa data vide la discesa in piazza di mezzo milione di persone pronte a tutto pur di bloccare un primo analogo tentativo d'imporre una legislazione sulle libertà personali. Quindi insistere sulla sfida del primo luglio può rivelarsi un azzardo».

Cosa cambia con questa legge?

«La legge consente di colpire presunti atti di sovversione, terrorismo e collusione con le forze straniere. Ma preoccupa la consuetudine delle autorità ad utilizzare in modo sbrigativo i termini giuridici. Nel caso degli uighuri musulmani, ad esempio, l'abitudine a frequentare la moschea può trasformarsi in un'accusa di terrorismo. Ad Hong Kong la legge sulla sicurezza può diventare la scorciatoia per eliminare la libertà di parola, di associazione e di religione. Ma inquieta anche la decisione d'affidare al capo dell'esecutivo la scelta dei responsabili della sicurezza. La magistratura sarà così sottoposta al controllo politico e l'ordinamento giuridico di stampo britannico in vigore ad Hong Kong verrà cancellato».

Joshua Wong e i leader della protesta si sono dimessi. È la resa?

«È una precauzione. Il loro partito ha aspirazioni indipendentiste quindi i militanti rischiano un'incriminazione per secessione che rende automatico l'arresto. Wong promette però di continuare una lotta personale e sotterranea mentre altri ripetono che quest'oggi torneranno in piazza. Se lo faranno dimostreranno molto coraggio, confermando la volontà di non arrendersi».

Si rischia una nuova Tienanmen?

«Spero di no, ma il mondo giovanile di Hong Kong è disperato. La Cina non ha eliminato solo le speranze democratiche, ma anche quelle economiche cancellando ogni speranza nel futuro. Il mercato immobiliare è nelle mani dei miliardari cinesi pronti a spendere qualsiasi cifra per vivere nell'ex colonia. Questo fa lievitare i prezzi e rende impossibile trovar casa. Inoltre i laureati della Cina interna accettano stipendi molto più bassi costringendo i giovani di Hong Kong ad emigrare. Tutto questo può spingere a scelte radicali».

Pechino non ha la vittoria in tasca?

«La resistenza popolare causerà un braccio di ferro prolungato. Questo può costare molto caro alla Cina e aiutare gli oppositori»

L'America li sosterrà?

«Gli Usa hanno varato una legge per colpire lo status fiscale privilegiato concesso fin qui ad Hong Kong. Le aziende cinesi che per aggirare i dazi aprivano sedi fittizie in quella città verranno colpite. E le ripercussioni economiche si faranno sentire».

L'Europa invece tace

«Fa la vecchia signora. Si dice offesa per le libertà decurtate, si raccomanda di non esagerare, ma non va oltre».

Anche le libertà dei cattolici sono a rischio?

«Dopo gli accordi con il Vaticano la Cina impone a vescovi e sacerdoti la firma di un documento con cui - oltre a riconoscere la supremazia del Partito e rifiutare l'educazione religiosa ai minorenni - accettano la cosiddetta chiesa indipendente. Ma per Pechino il Vaticano è uno stato straniero dunque firmare può significare la rinuncia ai rapporti con Roma.

Chi non firma subisce l'isolamento, la cacciata e la chiusura delle chiese. In questa situazione la cosiddetta chiesa sotterranea sta praticamente scomparendo mentre si va affermando una vera e propria chiesa di Stato».

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