Un colpo all'inchiesta. E una vittoria per John Elkann e Gianluca Ferrero. Il tribunale del riesame di Torino sconfessa in buona parte il decreto di perquisizione con cui la procura aveva delineato obbiettivi ambiziosi. La pista che portava alla Dicembre - la cassaforte che controlla l'impero si famiglia - viene sbarrata dai giudici, fra cui spicca il nome del presidente Stefano Vitelli, il magistrato che a suo tempo assolse Alberto Stasi, poi condannato, per l'omicidio di Chiara Poggi. L'ordinanza del riesame «annulla in parte» l'atto della procura e ordina la restituzione dei documenti, non tutti in verità, portati via agli indagati. Il filone Dicembre resta dunque congelato, così come ad una prima lettura - assai difficoltosa e arida, in attesa delle motivazioni - quello suggestivo relativo ai possibili conti riconducibili agli Elkann in diversi paradisi fiscali.
Rimane invece nelle mani dei pm tutto il materiale che riguarda il tema della presunta residenza fittizia di Marella Agnelli in Svizzera. È il cuore dell'indagine e su quello i pm possono andare avanti. La Procura, spinta da un esposto di Margherita Agnelli, la mamma di John in conflitto con il figlio, cerca di dimostrare che nel 2018 e fino alla morte, avvenuta il 23 febbraio 2019, Marella Agnelli non abitava più in Svizzera ma in Italia, a Villar Perosa e soprattutto a Villa Frescot. Insomma, a Torino.
La residenza in Italia si porterebbe dietro tutti i redditi non dichiarati e anzi, in qualche modo coperti dagli indagati - Elkann, il presidente della Juventus Gianluca Ferrero, il notaio svizzero Urs von Gruenigen - con una serie di operazioni che configurano per i pm il reato di dichiarazione fraudolenta. Ecco, la procura può continuare a scavare in quella direzione, poi si vedrà. Restano a Palazzo di giustizia il testamento di Marella del 12 agosto 2011 e le due aggiunte del 14 agosto 2012 e del 22 agosto 2014, i contratti di locazione delle abitazioni di Marella - a Roma e in Piemonte, Villar Perosa e Villa Frescot - più il contratto di lavoro di una dipendente. Questioni tecniche, spigolose che ruotano attorno ad una sola domanda: nel 2018 Marella trascorse almeno 183 giorni in Italia, come sospettano i pm? Tre testimonianze, contenute nelle carte di Margherita, vanno in quella direzione ma i pm sono alla ricerca di conferme, meglio se documentali. Gli interrogatori condotti nelle scorse settimane di cuochi, autisti, dame di compagnia non hanno dato riscontri inattaccabili.
Intanto, i legali di Elkann si dicono soddisfatti per il verdetto del riesame. «Il tribunale - affermano in una nota Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re - ha accolto pressoché integralmente il nostro ricorso, disponendo la restituzione della quasi totalità del materiale sequestrato. Manteniamo la nostra tranquillità e la piena fiducia nel lavoro dei magistrati». Parole analoghe arrivano dal collegio difensivo di Ferrero.
Ora la palla torna alla procura che si concentrerà sugli aspetti fiscali. Il presunto giallo della Dicembre, la storia del passaggio anomalo delle quote azionarie, tornerà forse in un secondo momento. O meglio, attende sullo sfondo, in attesa che si definisca il primo punto.
Il riesame dà disco verde a 8 dei 14 documenti ritenuti essenziali dai pm. Insomma, la partita è aperta. E la procura può coltivare le molte indicazioni consegnate da Margherita che ha fornito alla procura i bonifici effettuati a vantaggio della madre Marella proprio fra il 2018 e il 2019.
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