Emilia-Romagna, così la Borgonzoni avanza tra gli ex elettori della sinistra

In vista delle Regionali, la Lega avanza nella rossa Emilia-Romagna. Il centrodestra vola e la sinistra ora trema

Emilia-Romagna, così la Borgonzoni avanza tra gli ex elettori della sinistra

"Scommetto che Peppone oggi voterebbe Lega!". Matteo Salvini ne è sicuro tanto da aver persino postato una foto che lo ritrae accanto alla statua dello storico sindaco di Brescello ideato dalla penna di Giovanni Guareschi e magistralmente interpretato al cinema da Gino Cervi.

Allerta rossa per l'onda verde

“La sua fortuna è che quella è una statua. Se fosse stato Peppone sul serio non so come veniva a casa. A Salvini non lo voterebbe neanche Don Camillo, e neanche Gino Cervi che era un liberale. Cattolici, liberali e la sinistra storica sono cose serie”, ha replicato in maniera piccata l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ospite del programma di Giovanni Floris, Di Martedì. Al di là delle dichiarazioni di rito, la paura della sinistra che la Lega, alle prossime Regionali in Emilia Romagna, sfondi ancora una volta tra i suoi elettori storici è tanta. Secondo una ricerca dal titolo “Allerta rossa per l’onda verde”, condotta da Marco Valbruzzi per l'Istituto Cattaneo, ormai non si può più parlare dell’Emilia come di una “regione rossa”. “Come si può continuare a definire non contendibile una regione dove, nelle ultime elezioni di rango nazionale (europee 2014, politiche 2018, europee 2019), ha finito sempre per prevalere un diverso partito (rispettivamente: Pd, M5s e Lega)?”, si chiede il politologo nel suo trattato. E ancora: “Se in passato erano le forze di opposizione alla sinistra a controllare all'incirca un terzo del consenso elettorali, oggi è la sinistra che ottiene poco più di un terzo dei voti, mentre le altre forze politiche, dai 5stelle alla Lega, raccolgono i due terzi delle preferenze. È un mondo completamente capovolto”.

E, infatti, basta analizzare i risultati elettorali delle elezioni più recenti per rendersi contro che la partita tra il governatore uscente Stefano Bonaccini e la sfidante leghista Lucia Borgonzoni è apertissima e si gioca sul filo di lana. Secondo Valbruzzi vincerà chi saprà convincere i 400mila indecisi, pari al 15% del totale degli elettori. Se, infatti, il Pd è ancora forte nelle grandi città e nelle province di Modena, Bologna, Reggio Emilia e Ravenna, continua costantemente a perdere consensi in provincia. È lì che si gioca la partita, Salvini lo sa e si sta girando tutti i piccoli centri, forte dei risultati ottenuti soprattutto in provincia di Ferrara, Piacenza e Forlì, dove il centrodestra governa anche i capoluoghi. Il centrodestra risulta essere molto forte anche in provincia di Parma anche se il capoluogo è ancora in mano all’ex grillino Federico Pizzarotti, leader di Italia in Comune e sostenitore di Bonaccini.

Il boom della Lega in Emilia-Romagna

Ma vediamo nel dettaglio com’è cambiato il voto degli emiliano-romagnoli negli ultimi anni, partendo dal risultato delle ultime elezioni Europee. “La Lega deve stare attenta al raffronto dei voti rispetto alle Europee: il 30% è l’asticella che deve guardare. Difficilmente andrà oltre ma tutti si chiederanno: Salvini è cresciuto o no?”, si chiede il politologo Gianfranco Pasquino, docente di scienza politica all’Università di Bologna ed ex senatore di Sinistra Indipendente, interpellato da ilgiornale.it. L’esito delle Europee del 2018 fu, per molti commentatori, infatti, inaspettato e sorprendente. Il centrodestra nel suo complesso ottenne il 44% e la Lega prese il 33,7%, superando, seppur di poco, il Pd (fermo al 31,2%), incrementando così del 28,7% i suoi consensi. Mentre scriviamo è in vigore il divieto di divulgare i risultati di rilevazioni che sono in mano solo ai partiti e che non possono essere diffusi, ma un sondaggista come Renato Mannheimer profetizza: “Per la Lega vi sarà una crescita molto forte rispetto alle ultime Regionali e abbastanza rispetto alle Europee anche nelle roccaforti rosse”.

Le Regionali del 2014 videro, infatti, la vittoria netta del governatore uscente Bonaccini che sconfisse il suo avversario, l’attuale sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, 49 a 29%. Un distacco di 20 punti percentuali, viziato anche da una partecipazione al voto molto bassa: cinque anni fa votò solo il 37%. L’ex presidente Vasco Errani si dimise dopo essere stato condannato in appello per falso ideologico nell’ambito di un’inchiesta sulla cooperativa “Terremerse”. Due anni dopo venne assolto perché “il fatto non sussiste”, ma nel 2014 questa vicenda portò alla disaffezione degli elettori emiliano-romagnoli che, quindi, scelsero l’astensione. Stavolta si gioca tutta un’altra partita con i due poli principali determinati a portare alle urne tutti i loro sostenitori. L’incognita è rappresentata dal M5S che, dopo una votazione online, ha scelto di presentare un suo candidato, Simone Benini. Gli attivisti pentastellati potrebbero scegliere di sfruttare la possibilità del voto disgiunto per favorire la vittoria di Bonaccini. Per il M5S sarà impossibile vincere, ma anche soltanto sognare di poter replicare il risultato ottenuto alle Politiche del 2018 (primo partito col 27,5%), mentre la Lega è sicura di far meglio di due anni fa, quando prese il 19,2%.

Anziani e giovani, i nuovi elettori tipo della Lega

Ma, se la Lega riuscisse a espugnare l’Emilia, sarebbe davvero merito di Peppone? “No, Peppone non voterebbe la Lega, lui era un comunista tradizionale. I suoi figli sì perché a un certo punto si è interrotto il flusso di comunicazione dai genitori ai figli e questo ha dato spazio ai concorrenti come Forza Italia in passato e, ora, la Lega”, spiega Pasquino. Una versione confermata anche da Mannheimer che sottolinea: “La maggioranza dell’elettorato non è composta tanto dagli anziani, ma dai giovani che non hanno un’affiliazione storica e che decidono di volta in volta, attratti magari da temi come l’immigrazione”. Insomma, gli elettorati storici ormai non esistono. Gianluca Vinci, segretario della Lega in Emilia, lo dice molto chiaramente: “Vediamo moltissimi giovani che vengono in piazza e ci contattano, ma siamo trasversali sia come età sia come attività lavorativa. Una volta ci votavano più i giovani, mentre ora gli anziani che votavano sempre a sinistra si sono avvicinati a noi per il tema della sicurezza. Abbiamo un elettorato a tutto campo, non ci sono più gli stereotipi”. Gli anziani 90enni che si avvicinano a Matteo Salvini per mostrargli tutte le vecchie tessere del Pci/Pds/Ds/Pd, ci spiega Vinci, sono solo uno spaccato di una realtà molto più complessa. Esponenti storici del mondo delle cooperative, associati di Coldiretti o Confartigianato, appoggiano, magari non apertamente, il progetto politico della Lega e molti di loro potrebbero esporsi pubblicamente in caso di vittoria della Borgonzoni.

Il 'caso Cimbro', da LeU alla Lega

Chi, invece, non ha avuto paura di esporsi è l’ex deputata del Pd e di LeU, Eleonora Cimbro, che da qualche settimana ha aderito al Carroccio. “Ho scelto di entrare nella Lega di Salvini perché molti degli ideali che una volta erano della sinistra storicamente intesa come la vicinanza al popolo e ai lavoratori, ma anche alle partite Iva e la vicinanza ai valori tradizionali sono rappresentate dalla Lega più che dai partiti di sinistra”, ci ha detto nel corso di una breve intervista telefonica. La Cimbro ha ricordato che, da parlamentare, ha votato contro una serie di provvedimenti come il Jobs Act, la riforma costituzionale, l’Italicum e il Rosatellum e, invece, “insieme alla Lega ho fatto una battaglia contro la Ceta, l’accordo commerciale col Canada”. Secondo l’ex deputata, Salvini “ha capito che, in questo contesto storico, bisogna rivedere alcuni modelli come la globalizzazione perché io sono per la difesa del made in Italy. Aprirsi, invece, così tanto all’immigrazione significa abbassare i diritti di tutti i lavoratori italiani”. Istanze che la sinistra non è capace di portare avanti perché, ormai, rappresenta le elites, “il cosiddetto partito della zona Ztl di coloro che vivono nei centri storici delle grandi città”.

“La Lega di Salvini, invece, oltre a essere un partito sovranista è anche populista nell’accezione più alta del termine, cioè vicino al popolo. Io – conclude l’ex deputata - rappresento un popolo che, come si è visto col voto in Umbria, si sta spostando da sinistra alla Lega”.

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