Fine processo mai. Sembra questo il leitmotiv che accompagna la storia giudiziaria della strage di Erba. Chi si aspettava la fine (o un nuovo inizio) in un piovoso primo giorno di marzo (e ieri al tribunale di Brescia erano in tantissimi) dovrà attendere ancora, almeno fino al 16 aprile.
L'udienza di revisione dell'ergastolo a Olindo Romano e Rosa Bazzi - condannati per aver ucciso a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini l'11 dicembre 2006 - è stata infatti rinviata dalla Corte d'Appello su richiesta dei legali dei coniugi. Si riprenderà proprio dagli interventi della difesa, che intanto vuole studiare le memorie presentate dall'avvocato generale Domenico Chiaro e dal procuratore generale Guido Rispoli. Ma intanto il giorno uno mette subito in evidenza la posizione dura e netta dell'accusa: proprio Rispoli parla di «una cascata di prove che credo sia impossibile con questo processo di revisione ribaltare». Una delle tesi alternative propugnate dai legali di Rosa e Olindo è che quell'11 dicembre di 18 anni fa in via Diaz 25 ad Erba si sia consumato un regolamento di conti della criminalità organizzata. Per il procuratore generale è «assolutamente inverosimile» oltre che «odioso provare a mettere in mezzo la famiglia Castagna, parti lese di un crimine orrendo».
Nel suo intervento Rispoli contesta tutti gli elementi portati dai legali della coppia a favore della revisione della condanna. «La nostra criminalità organizzata purtroppo sa il fatto suo. Vado a fare un agguato in una casa, devo fuggire dal secondo piano, vado a mettermi in una corte chiusa, con la macchina lontano; le armi sono state spranghe e un coltellino. Poi uccidere un bambino, per quale motivo? Per la criminalità organizzata i bambini non si toccano. Ma la logica dove la buttiamo?». E ancora, sulla possibilità che assassini sconosciuti siano fuggiti proprio dal terrazzino di casa Castagna dopo aver compiuto la strage e aver appiccato il rogo ad una parte dell'abitazione, Rispoli mostra due fotografie di una grossa pianta sul terrazzino scattata quella sera e il giorno successivo. Quella pianta non è mai stata spostata. «È un'offesa alla logica dire che sono passati da quel terrazzino attraverso la grondaia».
Le difese sostengono inoltre che Valeria Cherubini, la vicina di casa di Raffaella Castagna trovata sgozzata nel suo appartamento insieme al figlio di due anni, sia stata uccisa da qualcuno che l'aveva seguita in casa. Ma per il magistrato «non c'era alcun aggressore di sopra, a casa sua». Il legale dei Castagna Massimo Campa riporta invece l'attenzione su Olindo e Rosa e fa l'elenco dei dissidi con Raffaella: nel 2000, mentre la donna festeggiava il compleanno, loro la insultano al citofono, un anno dopo lanciano un vaso sul suo terrazzo. Nel 2001 Raffaella sporge la prima querela, nel 2005 vi sono due aggressioni, nel 2006 la donna si accorge di essere pedinata da loro.
«C'era questo clima. È l'odio, covato» - dice l'avvocato. Il muro innalzato dall'accusa e dall'avvocato dei Castagna è sempre più alto: si cita il film Il grande bluff, si parla di «commedia dell'arte», l'avvocato dello Stato Domenico Chiaro definisce Olindo degno di un Oscar per la sua ritrattazione. Sempre sulla figura del 62enne si sofferma anche il procuratore generale: «Olindo è tutt'altro che uno stupido, non significa nulla che faccia l'operatore ecologico. Si vuole far passare come un minus habens ma non lo è affatto».
Sul presunto deficit mentale di Rosa Bazzi, invece, per Chiaro «c'è il sospetto che ci fosse interesse» a rispondere in modo scorretto ai consulenti.
La revisione del processo passerà tutta dalla valutazione di nuove fonti di prova presentate dalla difesa. Per l'avvocato dello Stato «non sono fatti nuovi dal punto di vista probatorio». Anzi, «non assurgono a dignità di prove». Ora la palla passa alla controparte.
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