"Non vedo l'ora di ricevere l'atto di citazione". Matteo Renzi non sembra essere minimamente preoccupato della denuncia che Davide Ermini, vicepresidente del Csm, intende sporgere denuncia nei suoi confronti per quanto scritto su di lui nel libro Il mostro.
"Egli è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che possono testimoniarlo", attacca il leader di Italia Viva che conosce Davide Ermini dal 2004, ossia da quando ricopriva il ruolo di capogruppo della Margherita in Provincia a Firenze. E chi era il presidente di quella provincia in quegli anni? Proprio quel Matteo Renzi che, una volta diventato segretario del Pd, nel 2014 nomina Ermini responsabile giustizia del partito e, quattro anni dopo, lo fa entrare in Parlamento. Insomma, i due inseparabili, ora sono diventati 'fratelli-coltelli'. E Renzi lo rimarca senza remore. "Le cene romane di Ermini, fin dalla scorsa legislatura, sono numerose e tutte verificabili e riscontrabili", scrive il leader di Italia Viva in una nota in cui ricorda la bocciatura di Ermini a candidato sindaco del suo paese natìo, Figline Valdarno. Renzi assicura che la storia del vicepresidente del Csm è talmente "ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare in sede civile a cominciare dai numero scambi di sms di questi anni". E conclude: "Quanto ai verbali ricevuti da Davigo, e inspiegabilmente distrutti, Ermini avrà modo di chiarire in sede giudiziaria il suo operato". Il diretto interessato, dal canto suo, sostiene che tale affermazione sia"temeraria e falsa" dal momento che le carte mostrate da Davigo sono una "copia informale, priva di ufficialità, di origine del tutto incerta e in quanto tale senza valore e irricevibile" e pertanto "il senatore Matteo Renzi ne risponderà davanti all'autorità giudiziaria".
Tutta la querelle nasce da alcuni estratti del libro 'Il mostro' che ha già iniziato a far discutere. A tal proposito, nell'anticipazione de Il Giornale di oggi, Renzi attacca duramente la corrente di Magistratura Democratica, ma chiarisce: "Io non attacco i magistrati. Anzi, difendo i magistrati che lavorano bene, come quelli in prima linea sulle inchieste contro la criminalità, dall'ondata negativa che deriva dai comportamenti sbagliati di alcuni loro colleghi, una minoranza. Ma chiedo che i giudici abbandonino la facile via del corporativismo". E ancora: "La mia battaglia per la meritocrazia diventa un pericolo. Anche perché tutti sanno che finché saranno decisive le appartenenze alle singole correnti, il merito conterà meno".
Il meloniano Edmonio Cirielli, questore della Camera, annuncia l'intenzione di presentare un'interrogazione parlamentare al ministro Marta Cartabia, dopo lo scambio di accuse tra Ermini e Renzi.
"È la conferma che, dopo lo scandalo Palamara, il Presidente della Repubblica, come capo del Csm, avrebbe dovuto chiederne lo scioglimento e non accontentarsi di poche dimissioni peraltro non di tutti i coinvolti", dichiara il parlamentare di FdI.
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