Da Emergency a Legambiente. Da Luca Casarini a don Biancalani. E naturalmente Open Arms, l'Ong spagnola protagonista del trasbordo di 147 immigrati sulle coste italiane, ad agosto del 2019. Con il rinvio a giudizio dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio esulta compatto il fronte immigrazionista e giustizialista. Uno schieramento agguerrito e trasversale, come dimostrato dalle 23 parti civili che chiedevano e hanno ottenuto il processo per Salvini. Non perde tempo Oscar Camps, l'armatore di Open Arms, ricevuto giovedì al Nazareno dal segretario del Pd Enrico Letta. «Il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per sequestro di persona è un piccolo passo avanti», dice Camps. Che aggiunge: «Speriamo che ora cambi anche la politica sui diritti umani». La stessa Ong catalana commenta a nome di tutta l'organizzazione: «Felici per tutte le persone che abbiamo tratto in salvo durante la Missione65 e in tutti questi anni». Sfrutta l'occasione Luca Casarini, capo missione dell'Ong Mediterranea, indagato dalla Procura di Ragusa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «È importante anche che chi abusa del suo potere per fare del male ad altri esseri umani che come unica colpa hanno quella di essere poveri e senza potere, finisca oggi sul banco degli imputati», attacca Casarini. L'ex leader no-global, al centro dell'inchiesta di Ragusa, festeggia il processo a Salvini: «È una buona giornata per chi lotta per la democrazia e i diritti umani». Tra le parti civili c'è proprio Mediterranea Saving Humans, l'Ong di Casarini. «C'è un giudice, più d'uno, a Palermo», commenta Mediterranea. Da Emergency si augurano che il processo «sia l'occasione di giudicare la condotta europea in tema di immigrazione».
Anche gli ecologisti cavalcano la notizia. Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, ci va giù pesante. «Oggi, il senatore Salvini subisce una pesante sconfitta, soprattutto la sua arroganza ed il suo cinismo», dice Zanna. Dopo il no all'autorizzazione a procedere del Senato per il caso della nave Diciotti e il «non luogo a procedere» chiesto dalla Procura di Catania sul caso Gregoretti, si tratta della prima sconfitta giudiziaria per Salvini in tema di immigrazione. «Salvini non faccia la vittima, perché nessuno può essere al di sopra della legge», dice il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, tirando in ballo la storia del «debito con lo Stato di 49 milioni di euro». Infatti sono entrati nel tritacarne giudiziario anche i 49 milioni che la Lega è stata condannata a restituire dopo le inchieste su Umberto Bossi e Francesco Belsito. Con l'ascesa del leader del Carroccio sono aumentati i guai giudiziari. Dall'inchiesta sui commercialisti lombardi vicini al partito al presunto Russia-gate. Fino alla denuncia per diffamazione e istigazione a delinquere da parte di Carola Rackete dell'Ong Sea Watch.
Si unisce al fuoco di fila il «parroco dei migranti» Don Pietro Biancalani. «Non ci si può più permettere di trattare le persone come animali», commenta. L'intellettuale e attore teatrale Moni Ovadia dice: «Salvini e tutti i politici dovrebbero chiedersi: quale essere umano voglio essere e quale politico voglio essere». Per il deputato di Leu Erasmo Palazzotto «quella stagione illegittima e disumana è archiviata». Jasmine Cristallo delle Sardine dice che Salvini è colpevole «politicamente e moralmente».
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris se la prende con tutto il primo governo Conte: «Mettevano a rischio la vita di esseri umani disperati». Enrico Borghi, deputato del Pd, twitta: «Su immigrazione, sicurezza e gestione dei flussi migratori non taceremo».
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