Su decisione unanime del Consiglio dei ministri, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha inviato una lettera ai capogruppo di maggioranza e opposizione in cui chiede che il Parlamento vari una legge per introdurre la fecondazione eterologa in Italia. Il governo ha dunque deciso che l’eterologa venga introdotta con una legge del Parlamento e non per decreto. Uno schiaffo al ministro o solo la necessità di prendere tempo per approfondire la questione in Aula ed evitare tensioni all'interno della maggioranza? È ancora presto per dirlo. Quel che è certo è che la decisione arriva dopo le polemiche dei giorni scorsi sulle linee guida del decreto e sull’ipotesi di garantire figli con lo stesso colore della pelle dei genitori.
"Si è deciso di richiedere a tutti i gruppi parlamentari di assumere iniziative dirette ad una tempestiva attuazione della sentenza della Consulta" che abolisce il divieto di eterologa in Italia, scrive il ministro della Salute. Tutto questo perché, fa notare l'esponente dell'esecutivo, non basta la sentenza della Consulta che aveva dichiarato incostituzionale la fecondazione eterologa a dare il via automaticamente alle procedure: servono una serie di norme tecniche, che erano meticolosamente elencate nel decreto, dal registro dei donatori ai criteri e ai test per selezionare donatori e riceventi, senza le quali è impossibile partire. Per questo l’indicazione emersa in Cdm, a quanto si apprende, è stata quella di essere molto rigidi nell’applicazione di questo divieto, anche attraverso i Nas, finché appunto una legge non consentirà l’avvio dell’eterologa nel nostro Paese.
538em;">Ricordando di essere intervenuta tempestivamente, all’indomani della sentenza della Corte costituzionale, con la nomina di un gruppo di lavoro di esperti che individuasse "le linee portanti di un intervento legislativo urgente", Lorenzin elenca ai colleghi parlamentari i punti principali contenuti nella bozza di decreto elaborata in seguito al lavoro degli esperti: "Recepimento di parte della direttiva 2006/17/CEE; l’istituzione di un registro nazionale per la tracciabilità donatore-nato; la regola della gratuità e volontarietà della donazione di cellule riproduttive; il principio dell’anonimato del donatore e la sua deroga esclusivamente per esigenze di salute del nato; l’introduzione di un limite massimo alle nascite da un medesimo donatore; l’introduzione di un limite minimo e massimo di età per i donatori e l’introduzione immediata della fecondazione eterologa nei Lea, con relativa copertura finanziaria".
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