Etiopia, i ribelli del Tigrè verso la capitale. Il premier al fronte per fermare il golpe

I separatisti sono arrivati a 130 chilometri da Addis Abeba. L'Onu evacuerà le famiglie dello staff. Parigi ai francesi: "Andate via"

Etiopia, i ribelli del Tigrè verso la capitale. Il premier al fronte per fermare il golpe

I ribelli del Tigrè continuano ad avanzare verso la capitale Addis Abeba e il premier Ahmed Abiy ha annunciato che si recherà al fronte per guidare le truppe. Non è bastato lo stato di emergenza dichiarato dal governo a inizio mese. La situazione si fa tesissima in Etiopia. «È un momento in cui è necessario guidare il Paese con il martirio», ha detto il primo ministro dell'Etiopia, Abiy Ahmed, vincitore del premio Nobel per la pace, ora che i ribelli del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (Tplf) stanno avanzando sulla città di Debre Burhan, a circa 130 chilometri dalla capitale dopo aver rivendicato il controllo della città di Shewa Robit, a 220 chilometri da Addis Abeba. «Coloro che vogliono essere tra i figli d'Etiopia che saranno acclamati dalla storia, si alzino oggi per il loro Paese, vediamoci al fronte», è l'appello di Abiy.

Il ministro della Difesa, Abraham Belay, ha annunciato un cambio di strategia nella lotta ai separatisti. «Non possiamo continuare così, ci sarà un cambiamento», ha dichiarato Belay ai media, parlando di «iniziative differenti» senza fornire dettagli. «Quello che è accaduto e sta accadendo alla nostra gente, gli abusi commessi da questo gruppo distruttore, terrorista e saccheggiatore non possono continuare», ha aggiunto il ministro.

Mentre infuria la guerra tra le truppe federali e le forze del Tigrè, l'ambasciata degli Stati Uniti ad Addis Abeba ha avvertito i suoi concittadini di un possibile attacco terroristico in Etiopia. Le autorità militari degli Stati Uniti hanno posizionato le forze per le operazioni speciali a Gibuti per essere pronte a fornire assistenza immediata all'ambasciata Usa in Etiopia se la situazione della sicurezza dovesse peggiorare. La situazione è talmente a rischio, a causa dell'avanzata dei ribelli, che l'Onu evacuerà entro giovedì le famiglie dello staff internazionale. Anche la Francia ha esortato i concittadini a lasciare l'Etiopia «senza indugi». Parigi è impegnata a facilitare l'uscita dal Paese prenotando biglietti aerei e «se necessario» è pronta a organizzare un volo charter. Quanto al personale diplomatico, potrebbero esserci alcune partenze «volontarie», in particolare dei dipendenti con famiglie.

Sudafrica e Kenya hanno lanciato un appello per un «immediato» cessate il fuoco e gli Stati Uniti avvertono che l'escalation militare rischia di vanificare i progressi registrati per una risoluzione diplomatica del conflitto. «Ciò che ci preoccupa è che gli allarmanti sviluppi sul campo stanno avanzando più velocemente di questo fragile progresso», ha sottolineato l'inviato speciale Usa per il Corno d'Africa, Jeffrey Feltman, rientrato da una missione sul posto.

Facebook e Twitter sono stati accusati di non fare abbastanza per bloccare i discorsi d'odio e di incitamento alla violenza in Etiopia postati sulle loro piattaforme, il che getta ulteriore benzina sul fuoco del conflitto. Un'accusa respinta da entrambi i social media, che evidenziano come nel Paese africano solo il 10% della popolazione utilizzi Facebook. Tuttavia la Rete è molto utilizzata dagli etiopi residenti all'estero oltre che dallo stesso premier Abiy Ahmed.

Di recente l'esecutivo ha criticato Fb perché aveva rimosso un post del premier nel quale esortava i cittadini a «seppellire» i ribelli che stavano avanzando verso sud. Amnesty International ha notato un aumento significativo dei post sull'attuale conflitto che incitano chiaramente alla violenza e usano insulti etnici, osservando che molti di questi «non sono stati controllati».

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