La banca mondiale degli euro e dei dollari falsi era Napoli. Gli abili «professionisti» del crimine napoletani sono infatti ritenuti «responsabili del 90 per cento della falsificazione monetaria mondiale», come indicato dalle autorità monetarie internazionali. Un danno stimato, dal giorno in ci è entrato in vigore l'euro, in oltre 500 milioni. I carabinieri dei comandi provinciali di Caserta e Napoli e dell'Antifalsificazione monetaria hanno sgominato la gang «Napoli group», cosi denominata dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia(ma, al momento, la camorra non c'entrerebbe con la «banca» del falso) e della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Ventinove indagati sono finiti in carcere, altri dieci ai domiciliari, mentre in cinque hanno ricevuto un provvedimento di obbligo di presentazione in caserma e altri 12 un divieto di dimora nel proprio comune di residenza. Tra coloro che dovranno lasciare la propria abitazione, vi è anche Domenica Guardato, la mamma di Fortuna, la piccola di 4 anni morta in circostanze ancora tutte da chiarire. Ma, i «dipendenti» di questa holding senza scrupoli, che immetteva sul mercato non solo euro e dollari, ma, anche gratta e vinci e marche da bollo falsi, erano molto più numerosi.
In tempi di pari opportunità, un ruolo importante nella gang lo avrebbero avuto le «quote rosa»: una dei due personaggi principali emersi dalla indagine sarebbe infatti Vincenza Parisi, detta Zì Vincenza mentre l'altro presunto capo era, Roberto Di Lucrezio. I due indagati sarebbero «riusciti ad acquisire le risorse umane e materiali necessarie per organizzare opifici finalizzati alla produzione in proprio di monete metalliche e banconote contraffatte» come è spiegato nella ordinanza firmata dal gip Dario Gallo.
Il denaro era stampato con tecnica in offset ritenuta dagli esperti In grado di ottenere un prodotto di «alta qualità», a costi relativamente contenuti. La gang made in Naples produceva biglietti da 20 e 50 euro, monete da 1 e 2 euro e dollari. «Prodotti di ottima fattura» spiegano gli inquirenti, roba da fare invidia persino a Totò, Peppino e Giacomo Furia della Banda degli onesti . Il denaro veniva diffuso non solo e Napoli ma, anche a Torino, Milano, Foggia, in Calabria e in Sicilia. All'estero i paesi prescelti erano, tra gli altri, Spagna, Francia, Romania, Bulgaria, Albania, Senegal, Marocco, Tunisia e Algeria. I falsari hanno voluto strafare, immettendo sul mercato tedesco una inesistente banconota da 300 euro.
Nel corso della indagine i carabinieri avevano già arrestato una trentina di persone ma, «per comprendere le dimensioni del fenomeno in argomento è spiegato nella ordinanza del gip - si forniscono i dati pubblicati dalla Banca d'Italia, dai quali emerge, con chiarezza, come i sequestri delle banconote false «nostrane» effettuati nei Paesi europei è pari a circa il 70% del totale delle banconote sequestrate, ovvero circa 140 mila pezzi (circa 90 mila banconote false da 20 euro e circa 50 mila banconote false da 50 euro), corrispondente al valore nominale complessivo di circa 4,3 milioni di euro, nel solo anno 2011. Nel gergo criminale, euro (biglietti e monete) e dollari erano chiamati «quelli là», «quei cosarielli», «l'americano» (i dollari), «quel servizio», «imbasciata» mentre gli «gnocchi» indicavano le monete di metallo. Un biglietto allo «spacciatore» costava due euro.
Nel corso di una telefonata intercettata, un indagato chiede a un altro di «raggiungerlo a Scampia perchè ha due «imbasciate» per lui'. Uno dei due si lamenta con l'altro «per avergli fatto perdere dei clienti che ne volevano 5 600, che gli risponde che non deve preoccuparsi perchè queste altre imbasciate sono meglio dell'altra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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