Non è tempo di «carezze per gli evasori». Se un atteggiamento molle e distratto nel contrasto all'evasione fiscale era quello che il Pd attribuiva al governo Meloni, i fatti stanno decisamente smentendo questa previsione. Sì, perché se nel 2023, secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, le attività di recupero dell'evasione hanno fatto affluire nelle casse dello Stato una cifra record pari a 24,7 miliardi, da quanto filtra da Palazzo Chigi e da Via XX Settembre, il 2024 potrebbe segnare un ulteriore miglioramento. Una accelerazione che potrebbe portare al record storico di recupero dell'evasione fiscale.
«Il trend è positivo, siamo ottimisti», confermano con prudente soddisfazione fonti dell'esecutivo. Lo spazio c'è visto che il tax gap è sceso, ma resta comunque superiore agli 80 miliardi annui, l'equivalente di due leggi di Bilancio. L'approccio «collaborativo» scelto dall'esecutivo sta producendo buoni risultati e le nuove tecnologie aiutano il recupero. Inoltre si stanno raccogliendo i frutti del lavoro fatto per fare emergere il sommerso dei lavoratori autonomi. L'innalzamento della soglia dei ricavi richiesta per accedere al regime forfettario (la cosiddetta «flat tax» per le partite Iva) ha incentivato i contribuenti a dichiarare il loro reddito effettivo, tassato a un'aliquota più bassa. L'intenzione, ora, è quella enunciata da Giorgia Meloni: dare «ancor più slancio al nostro impegno per combattere la vera evasione e gettare le basi per un rapporto nuovo tra Stato e cittadini».
Una prassi che andrà consolidata nel tempo, innescando un circolo virtuoso all'insegna di un nuovo patto fiduciario tra fisco e cittadino. Il viceministro all'Economia Maurizio Leo, nei mesi scorsi ha sottolineato come penalità abnormi, estranee agli standard occidentali, finiscano solo per «generare contenziosi e alimentare la massa gigantesca del non riscosso». E ieri ha fatto sapere che dal primo gennaio si allungheranno i tempi per il rimborso dei debiti iscritti a ruolo. Palazzo Chigi e Via XX Settembre sono insomma decisi a continuare sulla strada del fisco amico. Il problema vero sta nelle riscossione, vero tallone d'Achille del sistema. In base all'ultima rilevazione erano 1.247 miliardi i crediti da riscuotere, cifra che potrebbe essere ulteriormente cresciuta.
Il governo, con Maurizio Leo, persegue un approccio pragmatico.
Una commissione sta lavorando per realizzare un censimento e dividere questi crediti tra quelli che sono relativi a società morte, aziende chiuse, contribuenti che non riusciranno mai a pagare; quelli che non ce la fanno a pagare tutto e necessitano di un saldo e stralcio; quelli su cui si può ragionare su un accordo e una rottamazione delle cartelle. Il primo passo, però, è fare ordine con una operazione verità per evitare di perdere inutilmente tempo e risorse.
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