Evasione, recuperi da record: 7 miliardi in sei mesi (+31%)

Una boccata d'ossigeno per i conti pubblici. Niente rottamazione per il 2023

Evasione, recuperi da record: 7 miliardi in sei mesi (+31%)
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Il governo sta vincendo la sua guerra all'evasione fiscale, alla faccia degli insulti della sinistra sull'esecutivo «amico dei furbetti». Secondo il bollettino delle entrate tributarie 2024 del Mef, nei primi sei mesi dell'anno grazie ai controlli dell'Agenzia delle Entrate sono arrivati 7,2 miliardi. Si tratta di un incremento del 31,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, pari a 1,2 miliardi in più. Dei 7,2 miliardi la maggior parte arriva dall'aumento di flusso del 37% delle imposte indirette, gli altri 3,4 circa sono affluiti dalle imposte dirette (+25%). Il dato non era inaspettato ma è in linea con quanto riportato dal Servizio studi della Camera nel bilancio.

Una boccata d'ossigeno sui conti pubblici che da un lato smentisce le sedicenti Cassandre dell'opposizione, secondo cui la politica fiscale del centrodestra strizzava l'occhio agli evasori, dall'altro conferma la bontà della strategia del «fisco amico» portata avanti dal viceministro dell'Economia con delega alle Finanze Maurizio Leo (nella foto). Una politica che si lega sia al concordato biennale preventivo, migliorato dopo la falsa partenza, sia all'addio al tanto discusso Redditometro che verrà deciso domani in Consiglio dei ministri. Sembra tramontare l'ipotesi della riapertura della Rottamazione quater, dopo che la scadenza dell'ultima rata è slittata al 15 settembre da un decreto legislativo pronto a uscire in Gazzetta ufficiale: contrariamente alle anticipazioni, non sono allo studio misure volte a riaprire i termini della Rottamazione quater ovvero ad estenderne l'ambito di applicazione al 2023, recita la nota del Mef. Ma l'obiettivo di riacciuffare i contribuenti morosi non è accantonato.

Di certo, lo strumento della Rottamazione (poche rate e troppo alte) va rivisto: lo conferma la relazione sul rendiconto generale dello Stato 2023, analizzata ieri dall'Adnkronos. Dal 2017 al 2023 la sanatoria delle cartelle ha fatto confluire nelle casse dello Stato 16,7 miliardi di euro contro gli oltre 50 attesi, appena il 13% dei 130 miliardi incassati dalla lotta all'evasione nello stesso periodo. La quater si muove sulla stessa falsariga: gli incassi sono stati superiori alle attese (6,8 i miliardi riscossi) ma gli omessi versamenti di rate sommano 5,4 miliardi. Almeno un contribuente su tre dei 3,8 milioni di italiani che hanno versato la prima rata si sono persi per strada e rischiano di dover pagare cifre salatissime. Da qui la necessità di concedere la tregua agostana dalle cartelle fino al 4 settembre serve per far a rientrare i morosi nella Rottamazione. In ballo ci sono 12 miliardi.

Il segnale che arriva è chiaro: l'economia è ripartita (lo dimostra l'extragettito da 24,6 miliardi legato a lavoro, Pil e Pnrr che scongiurerà una manovra bis), La stagione dei furbetti è finita, i controlli messi in campo per scovare i soldi sfuggiti all'Erario funzionano - vedi

l'operazione della Gdf di Pescara contro la frode Iva da 300 milioni nell'e-commerce - ai contribuenti in difficoltà con le rate è arrivata una mano tesa e più di un mese per rimettersi in carreggiata. Con buona pace della sinistra.

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