Enrico Letta e Matteo Salvini sono alleati di governo ma per il leghista il democratico fa «il palo» a Giuseppe Conte che vuole sabotare l'esecutivo. E Letta invita Salvini a usare quel linguaggio «con i suoi amici facili di pistola». Il riferimento è agli amministratori leghisti che vanno in giro armati e che sono finiti sui giornali nei giorni scorsi. Insomma, siamo agli insulti.
A chi si deve occupare di Letta e Salvini la prima cosa che viene in mente è «i due tipi umani non potrebbero essere più diversi». E non è detto che la prima cosa che viene in mente sia sempre la più stupida. Però, a parte che entrambi sono molto milanisti, i due sono accomunati anche dal fatto che sono in politica da sempre. Inoltre tutti e due hanno conseguito la maturità classica, dopo la quale si sono iscritti a Scienze politiche. Fine delle affinità rilevanti. Perché Letta poi si laureato con 110 e lode (e in seguito perfezionato in Diritto europeo) mentre Salvini è passato a Lettere e filosofia e infine ha abbandonato, probabilmente travolto dalla passione per la cosiddetta Padania.
Ma forse più di loro due sono le rispettive forze politiche le realtà veramente agli antipodi: il Pd è un anarcoide partito istituzionale erede più della Dc che del Pci; la Lega (prima Lega nord e ancor prima Lega lombarda) è un partito nato «rivoluzionario» e restato «leninista» dove, almeno in pubblico, il capo ha sempre ragione.
Il fatto è che i due, Letta e Salvini, sostengono il governo di Mario Draghi e dovrebbero condividere la responsabilità di ciascuna scelta di Palazzo Chigi e dintorni. Però si prendono a pesci in faccia. Le uniche parole positive che l'uno ha speso per l'altro sono del leader del Pd, che del collega leghista il 29 maggio scorso ha detto «in Salvini ho trovato un volto vero, tutt'altro che finto». Per il resto, prima e dopo, solo dichiarazioni irridenti, sarcastiche e aggressive.
Qualche esempio per rendere l'idea. In aprile Salvini indice una raccolta firme per abolire il coprifuoco alle 22, Letta osserva «o dentro il governo o fuori» e il leghista replica a muso duro «ho intenzione di stare dentro, basta che Letta la smetta di provocare parlando di ius soli e chiedendo che io sia processato (per i casi Gregoretti e Open Arms, ndr) ». Il 30 aprile Salvini torna sul coprifuoco e il giorno dopo Letta gli dà dell'«irresponsabile» che «fa traballare il governo». Il 15 maggio Salvini dice: «Non sarà il governo Draghi a riformare la giustizia e il fisco». Letta replica: «Tragga le conseguenze ed esca dal governo, che è nato per fare le riforme».
Il 17 luglio si parla del Ddl Zan contro l'omotransfobia, che ora il Pd sembra aver dimenticato e che Iv vorrebbe discutere in Senato prima della pausa. Salvini propone un incontro con Letta per trovare una mediazione, il leader del Pd declina l'invito e il leghista osserva: «Letta preferisce lo scontro al buonsenso».
Il 20 luglio Salvini si dichiara contrario al vaccino obbligatorio per i ragazzi e Letta lo gratifica con un classico «irresponsabile».
Ci mancavano solo il palo e l'amico dei pistoleri ma ci siamo arrivati.
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