Una bandiera tedesca della prima guerra mondiale appesa al muro. Subito sopra, una sciarpa della Roma. Lì accanto il poster di un videogame ironico ispirato al leader leghista Salvini (Call of Salveenee) che tra l'altro prende per i fondelli proprio il politico lombardo. Si può certamente discutere sulle scelte d'arredamento, sulla coerenza stilistica, sull'intelligenza e sul senso dell'opportunità del giovane carabiniere che vive in quella stanza della caserma Baldissera di Firenze, ma forse evocare il pericolo dell'«onda nera» per una bandiera di cent'anni fa appesa sopra al letto può risultare ridicolo, in un mondo dove - in molte curve di stadi, per dirne una - fanno bella mostra di sé svastiche e simboli nazisti propriamente detti.
E invece quel video girato dalla strada e pubblicato da un sito fiorentino ha scatenato un putiferio. È arrivata a scomodarsi persino il ministro Pinotti, attaccando il militare sbandieratore con notevole violenza verbale: «Chiunque giura di essere militare lo fa dichiarando fedeltà alla Repubblica, alle sue leggi e alla Costituzione. Chi espone una bandiera del Reich non può essere degno di far parte delle forze armate essendo venuto meno a quel giuramento». Non è scontato che alla Pinotti sia chiaro di quale Reich sia quel simbolo. Probabilmente pensa che sia il Terzo, perché il ministro insiste e definisce «grave» l'esposizione in una caserma dei carabinieri di una «bandiera nazifascista». Ma quello immortalato è in realtà il vessillo di guerra del Secondo Reich, dunque non certamente un simbolo della Germania nazista: niente svastiche, ma l'aquila prussiana al centro di una croce nera su fondo bianco, con la croce nordica con il tricolore rosso bianco-nero imperiale tedesco nel quarto superiore sinistro. Più coerente, insomma, accusare il carabiniere di «tradimento» del giuramento di fedeltà alla Nazione. «Quella» Germania, in effetti, era nostra nemica sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. Dunque di intelligenza col nemico (passato) il ministro può certamente parlare.
Fake news, dunque? Dipende dai punti di vista. Perché anche se col regime nazista quel simbolo c'entra poco, è anche vero che da tempo i gruppi neonazisti non disdegnano di accostare la Reichskriegsflagge alle bandiere con la svastica, visto che già negli anni della Repubblica di Weimar il vecchio vessillo era usato con entusiasmo da revisionisti e ultra-destra contro il governo in carica. Tanto che, oggi, non è difficile vedere anche quella bandiera tra le svastiche appese in curva, per esempio in quella dei tifosi romanisti. Probabilmente perché in Germania ancora oggi le bandiere con la svastica sono proibite, mentre quella non lo è, ed è dunque tra le preferite anche dai gruppi neonazisti tedeschi. Guarda caso, proprio la sciarpa giallorossa appesa su quel muro potrebbe spiegare dove il carabiniere abbia trovato ispirazione per decorarsi l'alloggio. Più che sui libri di storia, all'Olimpico. Certo, un simbolo come quello non dovrebbe trovare spazio all'interno di una caserma. Ma utilizzare il caso per rilanciare lo spauracchio dell'«onda nera» appare strumentale.
Se invece della Kriegsflagge imperiale il militare avesse appeso la bandiera Confederata, che pure negli Usa è al centro di dibattiti e polemiche, la Pinotti avrebbe accusato il carabiniere di suprematismo bianco? E quella foto «rubata» dalla finestra avrebbe fatto tanto rumore?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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