La realtà non è mai bianca o nera, ma il sudario dell'ideologia su una tragedia così immane, no. Sarebbe il caso di stendere il mantello della misericordia, che non è un sentimento astratto e rarefatto ma il primo passo della nostra libertà, davanti ai corpi senza vita di donne e bambini periti nel disastro di Crotone. Siamo, un'altra volta, senza parole e invece le parole vengono scagliate come pietre contro il governo Meloni. Il mondo delle ong, scrittori come Roberto Saviano, voci varie si uniscono al coro che indica un solo colpevole, l'inquilino di Palazzo Chigi, e sostituisce il vocabolo tragedia con quello, molto più aggressivo, di crimine. La guerra fra l'esecutivo e le ong pesa come un precedente e spiegherebbe quel che invece non si spiega. Non per assolvere le politiche migratorie del centrodestra, che possono essere legittimamente criticate e ci mancherebbe, ma perché certe letture a senso unico non funzionano.
La nave, chiamiamola così, partiva dalla Turchia, e non dalla disastrata Libia, e neppure dalla sempre più instabile Tunisia, e infatti non si è schiantata sugli scogli di Lampedusa, magra consolazione, ma sulle spiagge calabresi di Cutro. Già questo dato dovrebbe far riflettere sulla complessità di un problema enorme che, purtroppo, va oltre questa o quella rotta, questo o quel governo, questa o quella organizzazione umanitaria.
La verità è che ci sono estese reti criminali che agiscono su troppe sponde del Mediterraneo e per soldi muovono come marionette milioni di disgraziati, spediti inconsapevolmente al martirio.
L'imbarcazione, stipata all'inverosimile, sapeva di andare incontro al mare in tempesta ma questo, naturalmente, non ha fermato il business e ha spinto i pirati a proseguire verso l'Italia fino allo sfascio finale. Un aereo di Frontex ha avvistato questo taxi dei disperati, a 40 miglia dalla costa, e due motovedette hanno tentato di soccorrerlo, ma non sono riuscite a raggiungerlo.
Sarebbe cambiato qualcosa con un mare più affollato, per la presenza eventuale di navi umanitarie? Francamente non è così che si sciolgono i nodi. Occorre che l'Europa scenda in campo, provi a regolare i flussi, provi a gestire gli aiuti nei tanti paesi straziati da guerre e carestie, provi a dotarsi di un sistema di pronto intervento per le emergenze sull'acqua. Fra l'altro, molti dei morti, provenienti dall'Afghanistan e dalla Siria, sarebbero stati accolti e non respinti in blocco, o parcheggiati nel limbo di un'attesa infinita, come é successo tante altre volte.
Il governo ha stabilito le nuove regole per le ong e può pure essere che abbia concentrato gli sforzi su un aspetto tutto sommato marginale, ma proprio per questo sarebbe bene evitare risse autoreferenziali. Queste sciagure ci interpellano senza farci sconti ma vanno, come si capisce, ben oltre le piccole dispute di chi confonde il Mediterraneo con il cortile di Palazzo Chigi.
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