A Roma, con la pioggia si è aperto e chiuso il Family Day nella gremitissima piazza San Giovanni. “È stato un battesimo”, dice un'anziana signora romana presente alla manifestazione a cui hanno partecipato almeno un milione di persone.
Molte le associazioni cattoliche, a partire da quella delle famiglie numerose e dei neocatecumenali, che hanno aderito all'evento Stop gender promosso dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, nato il 3 giugno per volontà di Massimo Gandolfini. Una piazza colorata dalla presenza di migliaia di bambini e passeggini, preti e suore provenienti da tutta Italia. Sul palco hanno parlato anche esponenti di altre confessioni religiose ma a predominare sono state le bandiere del popolo delle sentinelle in piedi che sventolavano la bandiera Manif pour tous con il simbolo dei bimbi che si tengono per mano. Simbolico lo striscione Cirinno che richiama esplicitamente alla contrarietà al ddl di Monica Cirinnà, la parlamentare Pd autrice della legge sulle unioni civili contro cui si sono scagliati gli oratori dal palco.
Più volte la piazza è stata invitata a gridare con forza il proprio No e ha applaudito con forza l'avvocato Gianfranco Amato, esperto di bioetica, quando ha ricordato le parole del Papa contro l'ideologia gender. “Prima il Papa piaceva a tutti, ora un po' meno”, commentano alcuni giovani con una punta di soddisfazione. Un gruppo di donne racconta di essere stato redarguito da una romana laica di mezza età di sinistra, con queste parole: “Voi andate contro la volontà del Papa che ha detto: “chi sono io per giudicare un gay? Guardate che anche molti vescovi diserteranno la manifestazione...”. La donna ha cercato poi di difendere la decisione dell'OMS di far studiare la cultura “gender” sin dalle elementari. Uno dei punti più controversi per i cattolici che, come spiegato dalla scrittrice Costanza Miriano nel suo intervento, punta respingere la differenza tra uomo e donna che “è la bellezza e la ricchezza del mondo” e, da ultimo, a rifiutare la paternità. Ma nessuno è contro i gay, “siamo contro l'ideologia gender”, spiegano i manifestanti.
Un'ideologia che secondo gli esponenti del neonato Fronte nazionale per l'Italia, una piccola formazione di estrema destra, arriva dall'altra parte dell'Oceano: “Siamo qui per dire no alla colonizzazione americana che vuole imporci la cultura gender mentre noi vogliamo mantenere la continuità della nostra cultura che dura da 2700 anni”, dice un ragazzo di colore figlio di un italiano e di un'immigrata di Capo Verde. Ma, ad eccezione dei vari Giovanardi, Quagliariello e pochi altri, Piazza San Giovanni era priva di bandiere di partito anche se l'obiettivo comune è affossare le riforme del governo Renzi in materia di diritti civili. Mario Adinolfi, ex deputato Pd e fondatore del quotidiano cattolico La Croce, punta il dito contro l'ex compagno di partito Ivan Scalfarotto, autore del ddl sull'omofobia che minerebbe la libertà di pensiero. Alfredo Mantovano, ex deputato di An prima e Pdl poi, ha scandito i No contro le unioni civili e ha criticato la legge sul divorzio breve appena approvata.
“Si impiega meno tempo a passare da un gestore telefonico a un altro che a divorziare”, ha attaccato. Bordate bipartisan che arrivano in un momento molto delicato per l'ex boyscout Matteo Renzi che ora rischia di perdere persino l'appoggio del mondo cattolico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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