Un fantasma perseguita Grillo dopo 39 anni: il rottame dell'auto dove morirono tre amici

Il sindaco di Limone chiede di rimuovere i resti del fuoristrada dell'incidente

Un fantasma perseguita Grillo dopo 39 anni: il rottame dell'auto dove morirono tre amici

C'è un fantasma che da quasi quarant'anni perseguita Beppe Grillo. E ora ha la forma della carcassa di un auto distrutta da un terribile incidente e arrugginita dal passare degli anni. Un incubo che, come un fiume carsico, ogni tanto riemerge nella memoria collettiva e ci riporta indietro a quel lontano 1981. Beppe Grillo ha 33 anni ed è un giovane comico di grande successo. Il 7 dicembre è a Limone Piemonte ospite dell'amico Renzo Giberti, calciatore del Genoa. Dopo pranzo il comico si mette al volante del suo fuoristrada, uno Chevrolet K5 Blazer, insieme a lui ci sono Giberti (45 anni), la moglie Rossana Quartapelle (33), il figlio Francesco (9). Con loro salgono a bordo del veicolo altri amici che scendono poco prima della tragedia. Il comico imbocca via del Sale, una ex strada militare, per raggiungere Baita 2000. La giornata è bella e c'è poca neve lungo la carreggiata ma, la temperatura è bassa ed è presente del ghiaccio. All'altezza di una curva la jeep inizia a scivolare su un lastrone e indietreggia. Grillo cerca di assecondare la marcia del veicolo sperando di bloccarsi contro una roccia. Ma il tentativo non va a buon fine. L'auto si gira e precipita in un burrone. Grillo riesce a salvarsi gettandosi fuori dal veicolo. Ma è l'unico superstite. Giberti, la moglie e il figlio perdono la vita.

«In questo momento il ricordo struggente va ai poveri Renzo, Rossana e Francesco, i miei cari amici che non ci sono più - dichiarò Grillo a La Stampa -. Anche se non mi sento, e anche per la magistratura non lo sono, colpevole della loro morte, l'immagine spaventosa di quel che è accaduto a Limone non mi abbandonerà mai». I giudici non la pensano allo stesso modo: assolto in primo grado dal Tribunale di Cuneo, Grillo fu condannato per omicidio plurimo colposo in Appello (1985) e poi in Cassazione (1988), a quattordici mesi con sospensione condizionale della pena. «La Corte ha individuato la colpa del Grillo nell'avere proseguito nella marcia, malgrado l'avvistamento della zona ghiacciata, mentre avrebbe avuto tutto lo spazio per arrestare la marcia, scendere, controllare o quanto meno, proseguire da solo», scrivevano i giudici nel lontano 1988.

Da allora il fantasma del tragico incidente è tornato più volte a fare ombra sulla vita di Grillo. In termini politici, innanzitutto. Molti hanno fatto notare l'anomalia di un leader politico iper giustizialista, che ha sempre preteso di non fare entrare condannati in Parlamento, a sua volta condannato in via definitiva per omicidio colposo. Accuse alle quali Grillo, serafico, ha sempre risposto sostenendo di non aver mai voluto candidarsi.

Ora il fantasma è tornato, perché sul luogo dell'incidente c'è ancora quel che resta della mastodontica Chevrolet: un ammasso di lamiere arrugginite abbandonate sul crinale del monte, incastrate tra le rocce. Nessuno, in trentanove anni, si è mai preso la briga di rimuovere quelle lamiere che, col passare del tempo, sono diventate oggetto del macabro turismo delle tragedie. Così ieri, dalle colonne della Stampa, Massimo Riberi, sindaco di Limone Piemonte, ha lanciato un appello chiamando in causa direttamente il garante del Movimento 5 Stelle: «La gente continua a fermarsi, per scattare fotografie come fosse un'attrazione. Invece bisogna avere rispetto delle persone che sono decedute in quella tragedia.

Niente di personale con Grillo, capisco che sia difficile per lui ricordare, ma ritengo che vadano rimossi per sempre, mettendo la parola fine a quella terribile vicenda». Le lamiere saranno rimosse, ma il fantasma tornerà.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica