Per i fattorini del food delivery il tempo delle lotte non è finito. Pagati pochissimo, poche tutele, il lavoro è precario. Non essendo stati considerati lavoratori subordinati, come da recente sentenza di Torino, era facile gettare la spugna. Ma così non è stato. All'assemblea, organizzata dal gruppo Riders Union Bologna, si è parlato di una carta di diritti comuni per tutti. L'impressione è che la ragione di questa sentenza sia da imputare al fatto che i turni dei fattorini sono scelti in autonomia da loro stessi, attraverso una piattaforma esterna non direttamente collegata a Foodora.
I giudici hanno dato ragione a Foodora, ma la battaglia non è finita. Anche perché le rivendicazioni di una petizione firmata da 150 rider di Deliveroo per difendere i diritti dei fattorini di Berlino sono recenti e si sente aria di cambiamento. Forse aumenterà l'attenzione verso le condizioni lavorative nei settori di quella che viene chiamata Gig economy, quell'ecosistema lavorativo che fa a meno dei tradizionali contratti a tempo indeterminato o delle prestazioni continuative classiche per svolgere delle mansioni di impiego on demand. Un'economia davvero Gig, perché, come spiega Davide Serafin di Possibile, «si tratta di un ampio ecosistema, che coinvolge anche i big data, fatto di dati sui trasporti e sulle ordinazioni». Serafin, che ha seguito in maniera approfondita questo tema, dice anche di non pensare che esista solo Foodora: «Non c'è solo Foodora, ci sono almeno 6 piattaforme che si occupano di consegne e il mercato è in rapida evoluzione». Per questo, si sta pensando a una «carta comune» per vedere riconosciute almeno alcune richieste.
Ma cosa chiedono i fattorini? Che la loro situazione venga regolamentata: giuste paghe e un salario minimo; il ricevimento di un compenso anche per il tempo che il rider trascorre in attesa dell'ordine. Si parla anche del rimborso delle spese di manutenzione e usura della bicicletta. Marco Lombardo, assessore al lavoro di Bologna, parla di «standard minimi di tutela sotto cui non bisogna assolutamente andare». E si discute anche della copertura dei costi dell'assicurazione contro gli infortuni che tutelano i fattorini da incidenti o danni verso terzi. A Bologna, l'amministrazione comunale e i sindacati hanno ascoltato le esigenze del movimento dei fattorini ed è partito un percorso istituzionale per la scrittura di questa carta dei diritti che potrà essere un punto di partenza per tutti i lavoratori del food delivery.
Questo documento non si rivolgerà solo ai fattorini in bicicletta, ma a tutti i lavoratori delle piattaforme digitali.
Ed è la prima volta che si affronta il tema dell'equo compenso in questo settore nuovo e, per questo, scarsamente regolamentato. Ma come dice Serafin, resta da capire meglio quanto è successo a Torino e «si dovranno conoscere le motivazioni alla base della sentenza».
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