La favola deve continuare. Angelina non rottama Brad

Il divo si fa curare per uscire dal tunnel dell'alcolismo e i legali dei due attori bloccano le pratiche di divorzio

La favola deve continuare. Angelina non rottama Brad

«Riconosco i segni di un antico amore» (agnosco veteris vestigia flammae), declamava Virgilio in uno dei suoi versi più celebri e struggenti dell'Eneide. Forse Angelina Jolie è una novella Didone, la regina, e Brad Pitt un Enea dei nostri tempi?

Sarebbe romantico credere che il loro amore non si sia mai estinto e sotto la brace abbia continuato ad ardere nonostante le aspre battaglie giudiziarie, le accuse e le richieste di affido della numerosa prole. In fondo quante coppie tornano sui loro passi, affrontano le forche caudine di separazione e divorzio e poi si riconciliano annullando tutto?

Nel caso dei super-divi di Hollywood la vicenda è un po' più complicata perché a generare la crisi non pare sia stato un tradimento o un'incompatibilità di carattere, ma qualcosa di più subdolo e devastante, l'alcoolismo del biondo marito, problema diventato grave e percepito dalla moglie come un pericolo per la sicurezza dei loro figli.

Ambienti vicino a Brad Pitt assicurano che da mesi lo stesso abbia smesso completamente di bere e si sottoponga ad esami periodici che fa recapitare ad Angelina, a dimostrazione della grande forza di volontà nel voler emendare una dipendenza distruttiva per sé e la sua famiglia.

Quando il «terzo incomodo» in un matrimonio è la droga, l'alcool, o una qualsiasi dipendenza è difficile riaccendere la fiammella nel coniuge che ha visto trasfigurata la persona amata, soprattutto in una donna che nell'uomo cerca prevalentemente un presidio, una protezione.

Brava quindi Angelina se, bloccando le pratiche del divorzio, avrà veramente la forza di mettere alla prova il marito e concedergli una seconda chance, soprattutto nel nome della famiglia e del superiore benessere dei figli.

Cosa tutt'altro che scontata in quegli ambienti e, in genere, in questo terzo millennio secolarizzato e preda di spinte che puntano all'edonismo esasperato, boicottando il sacro concetto di famiglia.

Però attenta Angelina: in esperienze che ho seguito durante la mia carriera mi sono confrontata con realtà desolanti aventi quasi sempre lo stesso copione. Le persone, disperate quando sono a rischio di perdere in un solo colpo famiglia e amore, fanno di tutto per emendare la propria immagine di debolezza e dipendenza, sottoponendosi a drastiche disintossicazioni con stoica forza di volontà per dimostrare di essere «cambiati» e fuori pericolo.

La definirei la «fase eroica«, quella iniziale.

Queste persone si affannano a procurarsi referti che certifichino il loro cambio di vita ma quando ottengono una nuova apertura di credito da parte dei partner e dei giudici, allora scatta la seconda fase, quella della ricaduta, presto o tardi.

L'alcoolismo, come la droga, agisce sul cervello delle persone, le cambia per sempre e lascia in eredità una diabolica tentazione di ricominciare.

Non è un caso che l'Organismo Mondiale della Sanità definisca la dipendenza da uso di sostanze (Duc) come un «disturbo cronico e recidivante», tanto che la remissione totale costituisce un fenomeno molto raro.

Auguro in ogni caso ad Angelina che il «finale» del suo film sia diverso, ma la vita non è un set ed il cieco affidamento agli «happy ending» rischia di procurare anche tragici errori.

Errori, che non si possono compiere quando ci sono di mezzo dei figli, i quali hanno il diritto di essere tutelati e protetti da genitori pericolosi che fungono anche da modelli distruttivi. Ed è per questo che la Jolie ha ottenuto l'affidamento esclusivo della tribù dei figli naturali ed adottati e Brad, pur avendo la possibilità di vederli, non può vivere con loro.

Una dura realtà per un padre, che sui rotocalchi di tutto il mondo per anni è apparso affettuoso e sorridente, al fianco della splendida attrice e dei suoi bambini.

Comunque la notizia del giorno è

che il divorzio pare essere bloccato, gli avvocati rimangono fermi e Brad e Angelina danno un segnale positivo in un gossip quotidiano indiscreto e maligno, fatto solo di allusioni volgari e parapazzate di pessimo gusto.

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