
La tempesta per la chiusura anticipata del programma di Fabio Fazio non cessa di infuriare. È il Pd a tenere alta la polemica, evitando di entrare nel merito e puntando a far passare il messaggio di una censura ai danni di una trasmissione sgradita alla maggioranza.
La questione è più complessa. Essendo a ridosso delle elezioni la Rai, come da tradizione, ha deciso di affidare nella settimana prima del voto gli speciali politici a Porta a Porta e un approfondimento politico la sera del 27 maggio, per analizzare il risultato del voto. Rai Uno ha così deciso di programmare Bruno Vespa al posto di Fabio Fazio per due puntate. La terza e ultima - di cui era stata ipotizzata la messa in onda per il 3 giugno - è stata cancellata perché sarebbe costato troppo tenere in piedi lo studio per così tanto tempo, con il rischio di poter essere chiamati in causa per danno erariale. Peraltro la data del 3 giugno era stata ipotizzata per recuperare una puntata non andata in onda, ma in realtà la Rai aveva proposto il giorno di Pasquetta, una opzione che era stata rifiutata. Inoltre non saranno tagliate solo tre puntate a Che tempo che fa di Fabio Fazio. A rimetterci sarà anche Povera Patria di Annalisa Bruchi.
In ogni caso l'amministratore delegato di Viale Mazzini, Fabrizio Salini, ha chiesto alla direttrice di RaiUno, Teresa De Santis, e al numero uno della direzione palinsesti Marcello Ciannamea una relazione sulle motivazioni per cui Che fuori tempo che fa sia stata interrotta in anticipo.
Naturalmente complice la campagna elettorale la questione Fazio si tinge dei colori della polemica politica. «Su Fazio chiamatela come volete. Io la chiamo censura contro la libertà di espressione», dice Nicola Zingaretti con il Pd che si prepara a discutere oggi in Vigilanza la risoluzione contro Marcello Foa e il suo doppio ruolo alla presidenza RaiCom. Sempre in Vigilanza verrà ascoltato il sottosegretario alla Presidenza e con delega all'editoria, Vito Crimi. Matteo Salvini - che si è sempre rifiutato di sedere nel salotto domenicale almeno «fino a quando non si taglierà lo stipendio» - vede in Fazio una garanzia per la tenuta del suo consenso. «A me piacerebbe che Fazio fosse in onda anche a Natale e a Ferragosto, a reti unificate 365 giorni all'anno perché più fa propaganda di sinistra, più gli italiani aprono gli occhi. Ma quanto meno con lo stipendio dimezzato: con un milioncino di euro ce la fai a tirare a fine mese». Giancarlo Giorgetti si concede, invece, una piccola stoccata ai Cinquestelle. «Penso che la libertà di espressione vada sempre garantita e queste polemiche non hanno molto senso. Questo però significa che va sempre garantita, per esempio, anche a Radio Radicale, che invece qualcuno vorrebbe chiudere». Luigi Di Maio, invece, sceglie di dribblare la questione. «Questa polemica sulla Rai non è la risposta che i cittadini chiedono. Preferisco parlare dei problemi del Paese».
Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai solleva, invece, una questione di metodo.
«È paradossale che ad annunciare una modifica sostanziale del palinsesto della principale rete Rai sia un conduttore, peraltro esterno all'azienda, e che lo faccia rivolgendosi direttamente ai telespettatori, con una sorta di comunicazione di servizio che non gli compete», dice Alberto Barachini. «La comunicazione delle scelte editoriali è, infatti, istituzionalmente riservata ai vertici della Rai».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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