«Why not» tambureggiava sulle pagine dei giornali e riempiva talk e trasmissioni televisive per la gioia del pubblico giacobino. De Magistris indagava su una sorta di gigantesca Spectre, con decine di indagati e filoni multipli, ed era convinto di aver messo le mani su una colossale associazione a delinquere finalizzata alla indebita percezione di contributi comunitari. Una storia italiana finita in nulla. O quasi. Ad un certo punto l'inchiesta si sgonfia, poi deraglia. La procura generale toglie il fascicolo al superpm, De Magistris viene trasferito a Napoli, i capi d'imputazione cadono come birilli.
Nel caso di Mastella la procura generale di Catanzaro spinge subito per l'archiviazione; anzi, sostiene che non c'erano nemmeno gli elementi per iscrivere il ministro della Giustizia nel registro degli indagati. Ma ormai il danno è fatto. «Quell'indagine - spiega al Giornale l'avvocato Nicola Madia, difensore di Mastella e Rutelli - ha alterato la democrazia. Quell'indagine è stata l'origine dei guai di Mastella e in qualche modo da lì è cominciato lo smottamento per via giudiziaria del governo Prodi. Ancora, sullo sfondo di quell'indagine, contorta e confusa, è iniziato uno scontro furibondo fra la magistratura campana e quella calabrese».
Una querelle arrivata ad un punto mai raggiunto in Italia: le perquisizioni con tanto di ispezioni corporali. La giustizia va in testa coda, poi ad anni di distanza presenta il conto. De Magistris, intanto passato alla politica ed eletto trionfalmente primo cittadino di Napoli, viene condannato a 1 anno e 3 mesi. Anche se la pena è mitigata dalla sospensione condizionale e dalla non menzione nel certificato penale. La stessa pena colpisce Genchi, esperto informatico al centro di mille polemiche, osannato dagli uni e criticato dagli altri.
In aula, a onor del vero, l'accusa aveva chiesto l'assoluzione di De Magistris e scaricato tutte le responsabilità su Genchi, ma il tribunale ha deciso diversamente. «Questa storia - riprende Madia - dimostra che il sistema ha gli anticorpi». Anticorpi che, peraltro, hanno fatto effetto a scoppio ritardato. Ormai in un'altra era politica. Troppo tardi. Come nota, con parole affilate, proprio Mastella: «Nulla potrà mai ripagarmi. Quell'indagine, condotta in maniera illegale, è stata all'origine di tutte le mie difficoltà, sul piano umano e sul piano politico. Quell'indagine ha cambiato, fino a stravolgerla, la storia politica italiana. Da allora tutto è precipitato. Ho subito processi mediatici, sono stato additato come il politico aduso all'illegalità. Ora i magistrati hanno accertato la verità, ovvero che a compiere atti illegali è stato chi mi ha voluto a forza indagare, senza alcun motivo».
Il problema diventa politico. Si farà da parte de Magistris? È quel che auspica Daniela Santanchè: «Al giustizialista De Magistris che ha sempre predicato in un modo e ha sempre razzolato in un altro dico: Sii coerente con le tue battaglie: dimettiti». Ma il sindaco pare avere idee diverse: «La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti.
Ma rifarei tutto e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato». In realtà il procedimento è sull'orlo della prescrizione e in appello finirà in nulla. Sempre che De Magistris non decida di rinunciare al colpo di spugna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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