Le rotte che dalla Slovenia portano in Italia, in Friuli Venezia Giulia in particolare, spaventano. Dopo la rivolta scoppiata alla caserma Cavarzerani di Udine, ieri mattina, le cose sono precipitate. "Cacciateli subito", aveva tuonato il governatore Massimiliano Fedriga. "Entrano illegalmente e si permettono pure di fare rivolte se chiediamo la quarantena per tutelare la salute pubblica". Questo accadeva 24 ore fa, circa.
Il problema, che coinvolge i vertici regionali spaventati dal possibile aumento dei contagi, è qualcosa che però nasce da lontano. Dalla Penisola Balcanica in particolare. La facilità con cui i migranti vengono lasciati liberi a poche ore dall’individuazione, per un accordo tra Italia e Slovenia, incentiva il passaparola tra i disperati. Le voci di un affare facile da portare a termine, muove masse di uomini sul confine est. L’aumento di rintracci registrato nel territorio di Udine nelle ultime settimane sarebbe diretta conseguenza di questo: entrare clandestinamente nel Belpaese è fin troppo semplice.
A ciò si aggiunge le difficoltà che la Regione incontra quando deve interfacciarsi con il premier Giuseppe Conte e i suoi ministri. È a questo punto che la voce di Fedriga aumenta inevitabilmente di volume. Le sue parole sono di poche ore fa: "La decisione del governo di non chiudere i valichi minori, in contrasto con il parere tecnico di prefetture, questure e procure, appare estremamente grave poiché si continuerà a consentire di fatto l’ingresso di immigrati irregolari in Friuli Venezia Giulia".
Poi il governatore prosegue: "Qualora si riscontrassero ulteriori contagi causati dai flussi migratori, ognuno sarà dunque chiamato ad assumersene piena responsabilità, anche sotto il profilo sanitario. Sorprende infine che i parlamentari del Pd regionale, anziché tutelare il nostro territorio, vogliano trasformare il Friuli Venezia Giulia in un centro d’accoglienza per clandestini: un approccio ideologico irresponsabile, che pone a repentaglio la salute e la sicurezza della nostra gente. Stiano comunque certi - conclude Fedriga - che l’amministrazione regionale non starà a guardare".
È un allarme generalizzato. L’Italia intera, da sud a nord, a questo punto, appare sotto assedio. Le ramificazioni che la rotta balcanica possiede complicano le cose, certo. Ma aprire i cancelli diventa un suicidio. Il punto fondamentale sono le riammissioni. L’impossibilità di riammettere in Slovenia i migranti fermati oltre i dieci chilometri dal confine, facilita la vita dei mercanti di uomini. Le riammissioni affondano le radici in un accordo bilaterale firmato dall’Italia e la Slovenia nell’ormai lontano 1996.
Quello di ieri è il secondo episodio di ribellione in pochi giorni dopo la rivolta nell’ex caserma Serena di Treviso. In tutto il Paese si verificano eventi come questo che fanno alzare i livelli di guardia e preoccupano le amministrazioni locali. I disordini a Udine esplodono già domenica, ma si sono acuiti ieri dopo aver saputo che probabilmente verrà prorogata la quarantena sanitaria in ragione di alcuni tamponi positivi all’interno della struttura, dove sono attualmente accolti circa 400 stranieri. L’ex caserma Cavarzerani è ufficialmente una "zona rossa" per volontà del sindaco Pietro Forlanini, che l’ha istituita lo scorso 21 luglio.
Tensione all'ex caserma Cavarzerani di #Udine, la struttura è piena e tra i richiedenti asilo c'è un caso positivo al Covid_19. Il sindaco Fontanini dovrebbe nelle prossime ore prorogare la zona rossa, le persone che si trovano all’interno non potranno nè entrare nè uscire. pic.twitter.com/tJkcAEQNvN
— Tgr Rai FVG (@TgrRaiFVG) August 3, 2020
I migranti nel frattempo si mobilitano. Non ci stanno. Si ribellano alle nostre leggi e non accettano di veder prolungato il periodo di isolamento. In una situazione in cui i contagi stanno tornando a salire, il sindaco ha ritenuto opportuno isolare per intero la struttura e disporre anche un presidio di controllo per evitare la fuga. Apriti cielo.
"Colpa del governo che sta sottovalutando la rotta balcanica, si parla solo di Lampedusa", aveva affermato
l’assessore alla sicurezza del comune di Udine, Alesandro Ciani. Le parole di Fedriga delle ultime ore lanciano l’ennesimo attacco al governo. La sicurezza dei nostri confini, da sud a nord, è sotto scacco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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