Roma - Gli ultimi fatti di cronaca parlano di un'emergenza senza precedenti. La violenza sulle donne assume contorni aberranti e inaspettati. E l'allarme sociale è dietro l'angolo. Poco importa se la fredda verità delle statistiche dice altro (secondo i dati Istat nei primi sei mesi dell'anno si sono consumati 60 omicidi di donne, mentre nel 2015 sono stati 128 e nel 2013 addirittura 179). L'impatto mediatico di queste ultime vicende fa capire che qualcosa si deve fare e subito. Come denuncia Mara Carfagna (Forza Italia), già ministro delle Pari opportunità nel quarto governo Berlusconi.
Onorevole Carfagna si può parlare di emergenza?
«Non si può. Ormai è un problema strutturale. Rosaria Lentini e Vania Vannucchi sono state barbaramente uccise e noi siamo qui a piangerle ma dobbiamo dire basta a tutto questo».
Di questa drammatica situazione cosa la colpisce di più?
«Rimango sorpresa quando il governo si limita a parlare di cabina di regia da attivare a settembre».
Insomma per il governo non è proprio un'emergenza.
«Non lo è mai stata. Il governo Renzi ci ha messo due anni per scegliere un responsabile delle Pari opportunità. Anzi non l'ha nemmeno scelto. Ha consegnato soltanto a maggio scorso la delega al ministro Boschi. Sembra che per questo governo la difesa della donna non sia una priorità. La strada da seguire non è questa. Non può essere questa».
Cosa bisognerebbe fare?
«Intanto bisognerebbe considerarla una priorità. Come abbiamo fatto noi quando eravamo al governo. Ricordo soltanto un paio di traguardi che abbiamo raggiunto allora, ma che non sono stati accompagnati da ulteriori passi in avanti da parte di chi è arrivato dopo di noi. Abbiamo fatto approvare una legge contro lo stalking e abbiamo aggiunto aggravanti contro i reati di violenza sessuale. Di fatto, insomma, abbiamo rafforzato la tutela pena contro questi reati».
Da più parti si suggerisce che anche le campagne di sensibilizzazione potrebbero essere utili allo scopo.
«Sicuramente sono utili noi le abbiamo promosse, ma oggi sono interrotte basti pensare che tante donne ignorano che c'è un numero per chiedere aiuto: il 1522. E soprattutto devono essere mirate ed efficaci. Noi abbiamo ospitato a Roma una Conferenza mondiale sul tema e abbiamo introdotto nelle scuole programmi e lezioni per far conoscere il tema della violenza sulle donne ai ragazzi».
Cosa suggerisce a chi oggi può prendere delle decisioni in merito?
«Di non rimandare queste decisioni settembre, innanzitutto. La battaglia contro la violenza sulle donne si combatte 365 giorni l'anno.
Altrettanto importante è ripristinare poi i fondi per i centri antiviolenza (altra nostra conquista). E poi tutti devono fare la loro parte. Dai magistrati, alle istituzioni e al governo. Ognuno di noi è, infatti, soltanto un ingranaggio in questo complesso sistema ma non si deve fermare altrimenti tutto si inceppa».
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