Prim'ancora che l'ennesimo dramma diventasse affaire politico, è stato un pm a denunciare ieri la «ferocia senza precedenti» dell'accaduto, rilanciando l'allarme baby gang: mai così alto. Ancora una volta a Marsiglia, dove in un contesto di guerra tra bande permanente, legate al traffico di droga, due casi collegati dallo stesso mandante hanno incendiato il dibattito aperto nei giorni scorsi dal neo ministro dell'Interno, Bruno Retailleau: quello sulla reale capacità dello Stato di riportare «ordine» in Francia con gli attuali strumenti penali a disposizione, a suo dire un «arsenale giuridico» inadeguato per fermare la spirale dei minorenni armati e pronti a uccidere. Veri e propri baby killer.
A due giorni di distanza, infatti, due omicidi su commissione nella città più multiculturale: orchestrati da un detenuto 23enne recluso a Aix-Luynes, leader della DZ Mafia che a Marsiglia si scontra da anni con il clan dei Blacks per gestire i traffici di stupefacenti. Seppure in galera, il boss avrebbe ingaggiato un 15enne sui social per 2mila euro. La missione? Andare nel sobborgo di Bellevue, suonare alla porta di casa dei Blacks, e far fuoco filmando il tutto. Il ragazzino ci è andato mercoledì con un amico, pure lui 15enne: solo che davanti al complesso non c'era un semplice citofono, ma un cortile controllato a vista dai membri della gang rivale. L'hanno perquisito come si fa con chiunque entri in quel palazzo in cerca di droga. Si sono accorti che aveva con sé una pistola. E mentre l'amico se la dava a gambe, al baby sicario sono toccate 50 coltellate. Poi l'hanno bruciato vivo per mandare alla DZ mafia un messaggio inequivocabile.
Il ragazzino fuggito è stato arrestato poco dopo, ma la giovane età non gli permette d'esser posto in custodia cautelare. Andrà in un centro protetto fuori Marsiglia «per la sua sicurezza», ha spiegato ieri il procuratore, ormai alle prese con dossier fotocopia da anni e con 50 omicidi per droga da inizio anno. E qui entra in gioco la politica, che nei prossimi giorni dovrà trovare la quadra tra il rispetto dello Stato di diritto e l'ordine da riportare ad ogni costo. Le attenuanti legate all'età rendono infatti i minori sempre più protagonisti del crimine.
Intanto dal carcere, per nulla soddisfatto di com'era andata la missione, il boss detenuto ci ha riprovato due giorni dopo, alzando la posta: 50mila euro. Compito affidato stavolta a un sicario appena 14enne, reclutato sempre via social. Gli hanno prenotato una stanza d'albergo e fornito un revolver 358 Magnum. Poi, con un altro adolescente, il baby killer venerdì ha noleggiato un'auto con conducente per andare a bersaglio nelle case popolari del quartiere Felix-Pyat. Una volta lì, l'autista ignaro, un padre di 37 anni e calciatore dilettante, si è rifiutato di fermarsi. Tutti sanno infatti cosa accade in quei casermoni.
E pure lui sapeva che i minorenni sono ormai la manovalanza preferita della malavita per i regolamenti di conti, e spesso sono anzi loro stessi a gestire intere piazze di spaccio. Al rifiuto, il ragazzino non ci ha pensato due volte a sparargli alla testa: «Vittima completamente estranea al traffico di droga, stava solo facendo il suo lavoro», ha spiegato ieri il magistrato che segue il caso.
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