Chiara Ferragni scende in campo per la campagna elettorale ed entra a gamba tesa contro Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, condividendo una storia in cui attacca il partito. Nel mirino dell'imprenditrice digitale è entrato il governatore delle Marche attraverso la condivisione di un post pubblicato dal profilo della rivista The Vision in cui viene attaccata la gestione dell'interruzione volontaria di gravidanza, con focus sulla Regione Marche in cui, nel post, si sottolinea che nella regione amministrata da Fratelli d'Italia, "si arriva a una percentuale del 71% di medici e personale obiettore". Graziati da questo improvviso endorsement, da sinistra hanno applaudito al post di Chiara Ferragni, ma la realtà è un'altra.
Ancora una volta, l'influencer ha scelto di entrare in campagna elettorale e di schierarsi contro il centrodestra, facendosi forza sul suo ampio consenso online. Non è la prima volta che Chiara Ferragni decide di tentare lo spostamento dei consensi verso sinistra e, stavolta, ha deciso di far leva su un tema che sui social è sempre polarizzante: l'aborto. Il tema che l'influencer ha voluto portare avanti è che nella regione amministrata da Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d'Italia, si raggiungono livelli di obiezione di coscienza molto elevati rispetto al resto del Paese. "Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano", ha scritto Chiara Ferragni.
Nell'immagine del post condivisa da Chiara Ferragni si legge: "FdI ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni". Nel post, pubblicato dal profilo Thevisioncom, si riporta un report del Guardian in cui si direbbe che "la leadership conservatrice di Fratelli d'Italia sta rendendo l'accesso all'aborto sempre più difficile in diverse regioni italiane, soprattutto nelle Marche, che nel 2020 sono sotto la sua guida".
Nelle Marche, risulta che la percentuale di medici obiettori sia del 71%, un dato pressoché in linea con quello nazionale, dove la percentuale di medici obiettori è del 70%. Tuttavia, quel che non viene indicato nel post condiviso da Chiara Ferragni, è che nelle Marche sussiste una lunga tradizione di medici obiettori, che mette le sue radici ben prima che la guida della Regione passasse in mano a Fratelli d'Italia. Già nel 2012, per esempio, quando come presidente di Regione, da ormai due anni, c'era Gian Mario Spacca eletto sotto le insegne de La Margherita e del Pd, il tema dell'aborto era particolarmente sentito nella regione. E lo era anche negli anni successivi, come dimostrano le denunce delle varie associazioni. Nel 2017, per esempio, quando Luca Ceriscioli del Partito democratico era alla guida della Regione e Paolo Gentiloni a capo del governo, i ginecologi obiettori nelle Marche erano il 70,1%, come denunciava un sito legato alla Cgil.
Pronta la smentita di FdI nelle Marche: "Chi oggi afferma che Fratelli d'Italia sta rendendo l'accesso all'aborto sempre più difficile nelle Marche lo deve provare. In quasi due anni di governo Fdi in Regione non è stato approvato nessun atto che ostacola le donne nella scelta di poter abortire, e tra l'altro non potrebbe essere altrimenti". Così ha replicato il deputato di Fratelli d'Italia, Lucia Abano sottolineando che "la 194 è una legge dello Stato e le Regioni di certo non possono intervenire per modificarla. Nelle Marche, la situazione è esattamente la stessa di due anni fa, quando la Regione era a guida PD, che ora alza le barricate su una notizia palesemente falsa e strumentale". In più, aggiunge Lucina Abano, "La percentuale di obiettori di coscienza nelle Marche è in linea con quella del resto d'Italia. La Campania ad esempio, a guida centrosinistra, ha una percentuale più alta. Se alcuni reputano insufficiente il sistema di IGV possono dunque segnalare queste mancanze altrove, magari ai progressisti che sono stati al governo finora. Chi accusa senza alcun fondamento, mostri gli atti che provano ciò che sostengono, oppure si scusi".
Insiste Marte Manca, attivista del movimento femminista Non Una di Meno Transterritoriale Marche, che seppur riconoscendo come questa sia una situazione che mette le sue basi nel 2012, dice: "A Jesi, ad esempio, l'obiezione di coscienza tocca livelli del 100% (10 ginecologi su 10 e 20 ostetriche su 20)". Ma questo tema veniva già affrontato nel 2012 dalla Cgil, ben prima che nascesse il movimento femminista di cui sopra, quando le Marche erano amministrate da Gian Mario Spacca. Anche all'epoca, 10 ginecologi su 10 erano obiettori.
Solo in fondo, il post condiviso da Chiara Ferragni sottolinea che Giorgia Meloni mai ha messo in discussione la legge 194, dissociandosi fermamente da quanto stabilito dalla Corte suprema negli Usa.In riferimento a quel caso, poche settimane fa la leader ha evidenziato l'ovvio, ossa che in Italia "l'interruzione di gravidanza è consentita non in forza di sentenza ma di una legge votata dal Parlamento e che consente l'ivg a determinate condizioni ed entro un numero di settimane".
E a Valeria Fedeli, che oggi interpella Giorgia Meloni in merito, forse è sfuggito quanto detto dalla leader di FdI a fine giugno, quando Giorgia Meloni ha spiegato: "per quello che riguarda noi, continueremo semplicemente a chiedere e a operare perché venga applicata la prima parte della 194, relativa alla prevenzione, e per dare alle donne che lo volessero una
possibilità di scelta diversa da quella - troppo spesso obbligata - dell'aborto". Appare evidente come la strumentalizzazione politica tentata da Chiara Ferragni e da quelli come lei sia pretestuosa e senza un fondamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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