Feste con Schlein e Conte: inviti incrociati tra estremi

Giuseppi a quella dell'Unità, Elly da Travaglio Scambio di cortesie: è voglia di «fronte giallorosso»

Feste con Schlein e Conte: inviti incrociati tra estremi
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Dopo l'abbuffata della raccolta firme per il salario minimo, il campo largo si è ristretto e riparte da uno scambio di cortesie.

Elly Schlein invita Giuseppe Conte il 9 settembre alla Festa nazionale dell'Unità a Ravenna. Il «Fatto Quotidiano», lo stesso giorno, offre un palcoscenico solitario alla segretaria del Pd. È il segnale di una ripartenza nel senso del ritorno del fronte giallorosso. Si saldano le ali estreme, restano isolati i riformisti. Carlo Calenda, infatti, ha preferito declinare l'invito dei dem per l'appuntamento ravennate, intitolato significativamente «Si riparte!».

Di Matteo Renzi e Italia Viva nemmeno a parlarne. L'ala moderata del Pd relegata al ruolo di sparring partner. La Schlein ha deciso che Stefano Bonaccini farà da spalla a Conte il 9 settembre, in un confronto a due. Mentre l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini duellerà sul pacifismo con Laura Boldrini. Tutto qua. E se la Schlein riparte da Conte, il contiano Marco Travaglio ricomincia dalla segretaria dem. Nella stessa giornata della passerella del leader del M5s a Ravenna, Schlein sarà intervistata alla festa del Fatto Quotidiano a Roma. L'appuntamento è a mezzogiorno con i giornalisti Antonio Padellaro e Wanda Marra. Il tema sarà libero. Una traccia a piacere per non mettere troppo i bastoni tra le ruote alla leader del Pd.

Sia i dem sia i Cinque Stelle hanno deciso che, in vista delle europee, bisogna insistere sul progressismo. I due leader si scambiano cortesie e marcano il territorio. Ma il vero happening del nuovo campo a trazione radicale sarà l'evento organizzato a Roma dal quotidiano diretto da Marco Travaglio. Il giornale che ha fatto da ispiratore e suggeritore al governo giallorosso. Complottismo, pacifismo ai limiti del filo-putinismo, rigurgiti di antiberlusconismo. Ecco gli ingredienti della festa del Fatto Quotidiano, alla casa del Jazz della Capitale dall'8 al 10 settembre.

Schlein sarà l'ospite d'onore, ma a Roma sfilerà il pantheon del nuovo progressismo. Non poteva mancare lo spot al salario minimo e al reddito di cittadinanza. La data da segnare sull'agenda è il 10 settembre, ore 17. Le star da seguire sono l'ex presidente dell'Inps e «padre» del Rdc Pasquale Tridico e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. È quest'ultimo il vero tessitore del filo rosso che lega grillini e democratici in nome del radicalismo di sinistra. Alle 12 della stessa giornata si esibirà Conte, intervistato dai cronisti Luca De Carolis e Paola Zanca. Mentre, dopo Tridico&Landini, è prevista la presenza di Rosy Bindi per parlare di «Berlusconismo senza Berlusconi». Chi se non la Bindi, la più antiberlusconiana del reame. L'ex ministra ed esponente del Pd che, dopo la morte di Silvio Berlusconi, si era scagliata contro il lutto nazionale, definito «inopportuno». Nelle stesse giornate di lutto, Bindi aveva parlato del fondatore di Forza Italia come di «un populista che ha utilizzato le donne». Nella mattinata del 10 settembre si parlerà di destra e sinistra con, tra gli altri, il sociologo Domenico De Masi, un altro profeta del fronte giallorosso.

Il 9 settembre sarà il giorno di Schlein e della quota di minoranza Guido Crosetto, ministro della Difesa. Poi spazio alla narrazione alternativa con venature di complottismo sulle stragi di terrorismo e mafia, con l'ex Pm e ora senatore grillino Roberto Scarpinato. Per chi non ne avesse abbastanza, farà il punto sulla giustizia l'ex magistrato di Mani Pulite Piercamillo Davigo, condannato in primo grado a giugno scorso dal Tribunale di Brescia per rivelazione di segreto d'ufficio in merito al caso della «Loggia Ungheria».

Il tema della guerra in Ucraina sarà sviscerato da un parterre completamente anti-Nato: Alessandro Orsini, l'ex ambasciatrice Elena Basile, il generale Fabio Mini e la giornalista Barbara Spinelli. Ma non c'è problema: la Schlein si è adeguata e dal suo recente mini tour svizzero ha rilanciato sul no all'obiettivo Nato del 2% del Pil per le spese militari. Proprio come già aveva fatto Conte.

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