Roma Il silenzio di Roberto Fico tiene sulle spine Beppe Grillo e Luigi di Maio. Il presidente della commissione di vigilanza Rai, leader dell'ala ortodossa del M5S, non scioglie la riserva sulla ricandidatura. Quattro giorni dopo la scadenza del termine (3 gennaio), il deputato napoletano non chiarisce, se intende continuare l'avventura in Parlamento o concedersi una pausa sabbatica, puntando alle regionali in Campania del 2020 o alla poltrona di sindaco di Napoli.
Fico è tentato non solo dall'opzione di imitare Alessandro Di Battista, ma anche da una trattativa con il nuovo capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. Il presidente della commissione Rai chiede garanzie al candidato premier sia sulla linea politica, che non rinneghi le battaglie del passato, sia su una quota di seggi blindati per i fedelissimi. Non è un caso che tra i parlamentari vicini a Fico solo Luigi Gallo abbia già ufficializzato la ricandidatura, mentre altri due ortodossi, la senatrice Paola Nugnes e il deputato Salvatore Micillo, sono in attesa. Aspettano che Fico sciolga la riserva.
Dall'interno dei cinquestelle giurano che il presidente della vigilanza Rai sarà della partita: l'annuncio arriverà a breve. Ma il silenzio è un segnale spedito a Di Maio. Una strategia per tenere sotto pressione il leader del M5S e dimostrare di avere peso politico nel Movimento. Non è da escludere però che Fico possa fermarsi un giro. Attendere sulla riva del fiume il cadavere politico di Di Maio. Il leader dell'ala ortodossa teme la trappola dei collegi uninominali. Il regolamento attribuisce al capo politico del Movimento (Di Maio) il potere di scegliere i candidati nei maggioritari. Ieri, da Venezia, Di Maio in un video ha chiarito che le 15 mila autocandidature per le parlamentarie serviranno a comporre le liste per i collegi proporzionali: «Diffidate da proiezioni che non tengono conto dei nomi che metteremo in campo per i collegi uninominali». In una seconda fase, il leader individuerà i candidati da schierare nei collegi uninominali, dove la sfida è complicata. Potrebbe essere la strada per liberarsi degli avversari interni. Fico potrebbe, dunque, ritrovarsi catapultato in un collegio a rischio. Il parlamentare partenopeo subirebbe oltre il danno anche la beffa di una bocciatura degli elettori. Timori che spingono Fico a mantenere alta l'attenzione. Se ci sarà ricandidatura, il presidente della commissione Rai vuole un paracadute. La deroga per i deputati uscenti che hanno superato i 40 anni (Fico ha 43 anni) di candidarsi alla Camera è stato già un primo segnale di distensione da Di Maio, intento a sedare grane a ripetizione.
Come quella del finanziere Alessandro Proto, che ieri ha annunciato di aver ricevuto il via libera da Beppe Grillo (ricostruzione smentita dai vertici M5S) per la candidatura alle parlamentarie. Oppure il vademecum spedito a tutti i candidati alle parlamentarie che ha fatto insorgere la base. Una enciclopedia della censura. Che farebbe impallidire anche il dittatore Kim.
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