Figlio travolto in moto: lei lotta per la giustizia ma lo ritrova nella fede

Investito in Sardegna: la mamma si batte per il riconoscimento del reato di "omicidio volontario stradale". E va a Medjugorje

Figlio travolto in moto: lei lotta per la giustizia ma lo ritrova nella fede
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Era il 1975, gli anni di piombo, quell'estate si ballava la disco music di Gloria Gaynor e Drupi stava per vincere la dodicesima edizione del Festivalbar . L'incontro di due ragazzi sulle magiche spiagge di Capo Testa, in Sardegna, a Santa Teresa di Gallura: lei Patrizia Mantovani, una giovane e bella di Verona, lui Valter Zara, di nove anni più grande, che viveva in Sardegna e che di turiste ne aveva viste tante, ma mai una cosi affascinante.

L'amicizia di un'estate passata insieme porta Valter, già a settembre, ad andare a Verona e lì, nella città di Romeo e Giulietta, ecco sbocciare l'amore. Un anno dopo le nozze e il 17 marzo del 1977 la nascita di Antonello, il loro unico figlio.

Patrizia e Antonello, madre e figlio, così vicini di età da sembrare a un certo punto fratelli e così uniti nella quotidianità da vivere in simbiosi. Antonello cresce sano, bello e sportivo; da piccolo fa judo e gioca a calcio. Si diploma in ragioneria nel 1997. Nella sua Verona è apprezzato e inizia a lavorare come informatore farmaceutico. Nel 2004, per caso, viene preso nel cast del programma tv di Maria de Filippi Uomini e Donne .

Ha successo, clamoroso, che lo vede garbato ed elegante giocare a fare il bello di turno, facendosi corteggiare dalle ragazze in studio. La prescelta è Valentina Gioia e la loro storia dura un'estate, la loro amicizia non finirà mai.

Antonello diventa popolare. Quando gira per strada, sia a Verona sia nel resto d'Italia, lo riconoscono. E lui, regalando a tutti sorrisi e disponibilità, si fa apprezzare per la sua umiltà.

Nonostante la notorietà e il successo arrivato grazie alla trasmissione televisiva, decide comunque di continuare nel suo lavoro: quello di girare per ospedali a spiegare come si utilizzano i medicinali.

«Sto vivendo due vite - confidava a mamma Patrizia - ma so che la mia vera vita è quella del lavoro nel campo sanitario». Sembrava che la fortuna avesse scelto di baciarlo in fronte, regalandogli fama, successo e progetti; «vi renderò nonni presto», aveva raccontato pochi mesi prima di quella maledetta sera di agosto del 2008.

Nei primi giorni del mese Antonello vola in Costa Smeralda per passare un periodo di riposo prima di rientrare al lavoro. La mattina dell'8 agosto un turista di Monza di 20 anni, Matteo Sgariboldi, imboccando la strada investe in pieno Antonello, che viaggiava su un motorino.

«Quella macchina che ha ucciso mio figlio era contromano e a più di 30 chilometri orari sopra la velocità consentita», racconta Valter, il padre di Antonello, mostrando il verbale della polizia stradale. Da quel giorno Patrizia e Valter, i due ragazzi che più di 30 anni prima si erano conosciuti e amati proprio in quella terra e su quelle spiagge, devono fare i conti con la terribile realtà della perdita di un figlio.

Una vita che improvvisamente non ha più significato, che si svuota. Patrizia e Valter devono inoltre affrontare le ingiustizie dell'esistenza. Durante gli accertamenti infatti, si scopre che l'investitore di Antonello era stato mandato a casa «perché stanco», senza nessun esame tossicologico o alcol test che, al contrario, veniva fatto alla vittima. Matteo Sgariboldi viene condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, e gli viene data una multa di 281 euro per aver viaggiato contromano e superato il limite di velocità.

E così Patrizia scopre che ogni anno sono circa 3.500, dati Istat, le donne e gli uomini che muoiono uccisi sulle strade a causa dell'imperizia di altri. Migliaia le famiglie che devono trovare una giustizia che almeno le ripaghi del dramma vissuto. Patrizia al fianco dell'associazione Italia Vera e a Barbara Benedettelli si batte come un leone per vedere riconosciuto il reato di «omicidio volontario stradale». Più volte i genitori di Antonello hanno chiesto di poter incontrare i genitori di Matteo Sgariboldi cui un destino crudele li aveva drammaticamente uniti, ma questo incontro è stato loro sempre negato.

Patrizia, che ancora oggi lavora in una profumeria di fronte all'Arena di Verona, sente il bisogno di ricongiungersi spiritualmente con quel figlio che

era l'essenza stessa della sua vita. Lo trova in ogni attimo della giornata, ma mai quanto a Madjugorje, dove anche più di una volta all'anno va in pellegrinaggio per il suo Antonello, che lì ritrova sorridente.

@terzigio

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