Filippine, guerra per strappare Marawi all'Isis: già 100 le vittime

Mentre il mondo è concentrato sulla battaglia per la riconquista di Mosul - «capitale» dell'autoproclamato Stato islamico nel nord dell'Irak - e sui sanguinosi attentati terroristici compiuti in Europa per conto del «Califfato», un altro fronte della guerra dichiarata agli «infedeli» dall'Isis si è aperto in Estremo Oriente. Si tratta delle Filippine, dove nell'isola meridionale di Mindanao una città di 200mila abitanti capoluogo di una provincia a maggioranza musulmana, Marawi, è caduta martedì scorso nelle mani dei jihadisti del Maute, l'equivalente locale dell'Isis.

Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha proclamato lo stato di emergenza nella provincia di Lanao del Sud e ha dato ordine ai suoi generali di riconquistare Marawi. Una dura battaglia, preceduta da raid condotti con gli elicotteri dalle forze regolari di Manila, è in corso con l'impiego di carri armati e forze speciali. Si contano già un centinaio di morti, molti dei quali sono civili brutalmente assassinati dai fanatici islamici quando hanno preso il controllo della città. Secondo dati forniti dall'esercito, sono stati uccisi finora 61 jihadisti, 13 soldati e 4 poliziotti, oltre a una ventina di civili.

La situazione a Marawi è estremamente caotica. La gran parte degli abitanti sono fuggiti prima che i jihadisti bloccassero le vie d'uscita. Secondo Manila, l'attacco alla città è avvenuto in risposta all'appello dell'Isis di fondare una wilayat (provincia del «Califfato») nelle Filippine. Vi parteciperebbero anche numerosi combattenti stranieri, arrivati dall'Indonesia, dalla Malaysia e da Singapore. Martedì scorso le forze di sicurezza filippine avevano lanciato un attacco per uccidere Isnilon Hapilon, il capo dell'Isis nel Paese. Nei combattimenti che ne erano seguiti i jihadisti avevano occupato un ospedale e l'università, e preso come ostaggio nella cattedrale cattolica un sacerdote e una quindicina di fedeli.

Il presidente Duterte, preoccupato per l'evoluzione della situazione, ha convocato nella sua città

natale di Davao una riunione straordinaria del suo gabinetto e dato ordine ai militari di usare la massima decisione contro i ribelli islamici e si è detto prono a estendere la legge marziale all'intero territorio nazionale.

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