Ormai è un tema ricorrente delle indagini sul finanziamento alla politica: la natura degli enti, società, fondazioni varie che ruotano intorno ai partiti, satelliti che solo in parte vivono di vita autonoma. E che le Procura spesso accusano di essere canali di finanziamenti sottobanco. Ieri a vedere riconosciuta la sua tesi è la Procura di Milano, e ad andarci di mezzo è la Lega. Il cassiere del Carroccio, Giulio Centemero, viene condannato ad otto mesi di carcere per violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Modesta la pena, e modesto anche l'importo che sarebbe entrato nelle casse leghiste: quarantamila euro. Tutt'altro che modesto il mittente del contributo occulto: Bernardo Caprotti, fondatore dei supermercati Esselunga, che non è stato processato perché morto nel 2016.
Siamo lontani, come si vede, dalle cifre contestate a Renzi per la fondazione Open o a Grillo per la Casaleggio associati, anche se il meccanismo non è dissimile: la vicinanza di intenti si traduce in soldi che vanno verso realtà contigue al partito. Ma per il pm Stefano Civardi, che ha condotto l'inchiesta e sostenuto l'accusa, la destinazione finale non cambia: «L'ordinamento - ha detto il pm - richiede che quando finanzi un partito devi dirlo, devi essere trasparente», mentre «è reato quando lo fai senza ammetterlo».
Il finanziamento porta la data del 2016 e viene eseguito, secondo quanto deposto da un dirigente dell'Esselunga, per volontà proprio di Caprotti. Erano gli ultimi anni di vita del grande imprenditore, contrassegnati dalla battaglia furibonda contro la Coop, il colosso rosso della distribuzione, e il suo monopolio nei territori amministrati dalla sinistra. In quella crociata, Caprotti aveva ripetutamente avuto la Lega Nord al suo fianco: come nel caso dello scontro furibondo col comune di Modena per la realizzazione di un supermercato nel quartiere della Sacca.
Che l'erogazione ci sia stata è pacifico, e a riferire delle modalità con cui venne inviata la somma alla Lega è stato in aula Marco Zambelli, ex direttore degli affari generali di Esselunga, che ha chiamato in causa direttamente Centemero: «Prima mi disse che il finanziamento doveva andare a Radio Padania - ha raccontato - e poi che doveva andare all'associazione Più voci e così venne fatto, l'indicazione del cambio di beneficiario dell'erogazione fu data da Centemero».
Dalla associazione «Più voci», secondo la ricostruzione della Procura, 10mila approdano a Radio Padania e 30mila a un altra società di area leghista chiamata Mc. Ma nel corso del processo i legali della Lega hanno escluso energicamente che i 40mila euro fossero in alcun modo una forma di finanziamento occulto al partito.
E lo stesso Centemero, dopo la condanna, si mostra fiducioso: «Prendiamo atto del provvedimento assunto oggi e vedremo a breve quali ne saranno le motivazioni», ha commentato il parlamentare leghista: spiegando che «l'associazione Più voci" è stata amministrata nel pieno rispetto delle regole e siamo certi che nei successivi gradi di giudizio non si potrà che prenderne atto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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