Diventa legge dello Stato la cancellazione dell'abuso d'ufficio e la limitazione dell'uso delle intercettazioni. Con un voto quasi scontato, ieri mattina la Camera ha dato il definitivo placet: 199 voti a favori e 102 contrari. Una stretta sulle comunicazioni tra l'imputato e il proprio difensore, una serie di novità sul reato di traffico di influenze illecite, passando per una modifica sui dati riferiti a terzi da inserire nei verbali delle comunicazioni intercettate, sono alcuni dei temi di questa riforma che nella maggioranza viene accolta come «storica». Una riforma che offre «più garanzie» spiega lo stesso ministro Nordio.
Il disegno di legge era stato approvato in Consiglio dei ministri più di un anno fa (15 giugno 2023). Le uniche modifiche al testo sono arrivate durante l'esame in prima lettura in Senato, mentre a Montecitorio - sia in aula che in commissione Giustizia - sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni.
Parlando con i cronisti dopo il voto, il Guardasigilli non ha nascosto la soddisfazione. «Cambierà la serenità, o meglio, l'ansia dei pubblici amministratori che si sono trovati migliaia di volte indagati sulla base di indizi equivoci per un reato», l'abuso di ufficio, «evanescente, che non era tipicizzato e che come si è visto si è sempre risolto in assoluzioni che però arrivavano dopo anni e anni di sofferenze, di disagi, di perdite finanziarie e talvolta anche di perdite della carica politica». Qui inizia un «new deal garantista», spiega il viceministro Francesco Paolo Sisto. «Questa riforma - spiega l'esponente azzurro - restituisce ai cittadini la fiducia nella Giustizia. Un traguardo che non possiamo che dedicarlo al nostro presidente Silvio Berlusconi».
Una «svolta storica» la definisce il vicesegretario azzurro Stefano Benigni, mentre Tommaso Foti (FdI) sottolinea che «è stata mantenuta la parola data agli elettori», visto che la riforma della giustizia era e rimane uno dei cardini di questa legislatura a guida centrodestra.
È il primo passo, commenta il leghista Davide Bellomo, per «una giustizia più umana, più efficiente e più giusta». «La norma sull'abuso d'ufficio era molto problematica e dunque è stato giusto intervenire - commenta la sua collega di partito, la senatrice Giulia Bongiorno -. Averla abrogata però non significa che i cittadini restano privi di protezione. Stiamo esaminando nella commissione che presiedo al Senato, nuove forme di tutela».
Anche Azione e Italia viva hanno votato a favore della riforma. «Questa riforma va nella direzione giusta» commenta Enrico Costa di Azione mentre Roberto Giachetti, durante la dichiarazione di voto in Aula spiega: «Questo provvedimento non è una riforma epocale ma il minimo sindacale, ma Italia viva lo vota con convinzione».
Il coro dei favorevoli si compone anche della voce di Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense. «La tutela dei terzi non indagati e intercettati - spiega Greco sul giro di vite sulle intercettazioni - è un passo avanti fondamentale per la salvaguardia dei diritti alla riservatezza dei cittadini e risponde ai dettami costituzionali».
Di segno opposto la posizione dei Cinquestelle e del Pd. Giuseppe Conte parla di un Paese che si ritrova «più ingiusto», dove i «cittadini non potranno avere giustizia se qualcuno commetterà un abuso di potere», mentre Debora Serracchiani profetizza che la riforma costerà cara agli italiani perché «l'abuso d'ufficio apre una voragine nella tutela della Pubblica amministrazione».
Già note alla vigilia le critiche dell'Anm.
Oltre alla stigmatizzazione della cancellazione dell'abuso d'ufficio viene criticata anche l'istituzione della collegialità per decidere le misure cautelari. «Metterà in ginocchio gli uffici giudiziari», prevede il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia».
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